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martedì, aprile 17, 2007

Azzolini, cronaca di un grande incontro





"Ai miei tempi non c'erano queste possibilità di incontrare certi professionisti e così poter apprendere tante e tante più informazioni nel proprio percorso di studi" ha detto il professore di fagotto del Tomadini, G. Grassi, quando il M° Sergio Azzolini aveva finito la sua lezione/masterclass, sabato scorso 14 aprile; lezione nella quale, questo grande fagottista di fama internazionale, aveva espresso i suoi concetti base, si era confidato con gli studenti di quello che è stato il suo passato, di come era la situazione ai suoi tempi e di cosa si dovrebbe fare, secondo lui per poter diventare dei grandi musicisti.
Lezione istruttiva, inoltre, anche dal punto di vista tecnico e stilistico grazie anche al fatto che alcuni studenti della classe di fagotto hanno avuto l'occasione di suonare assieme al M° Azzolini, di far sentire la loro musica e di ricevere i necessari consigli per potersi migliorare.

L'incontro al Tomadini è nato grazie ad una coincidenza, Sergio Azzolini era già in Regione per alcune registrazioni, ed approfittando di questo e di un collegamento interno con il Conservatorio, si è riusciti ad invitare il M° per una giornata di lezione-incontro con la nostra classe di fagotto e con chiunque avesse voluto sentirlo.
Azzolini si è presentato senza fagotto, rilassato e sereno "Sono in ferie" aveva risposto alle prime domande "Sto passando delle giornate bellissime in studio di registrazione, uno studio su dei pezzi che avevo registrato ed ora li stiamo riascoltando, riselezionando e quindi, sono come in vacanza, sono dieci giorni che non tocco il fagotto".
Di conseguenza ha provato un po' i fagotti degli studenti suonando prima l'uno, poi l'altro ed all'occorrenza dando qualche giudizio tecnico sul come intonare meglio una nota in uno strumento e cosa revisionare nell'altro, nessuno si sarebbe però accorto che era in pausa da dieci giorni e che non stava suonando il suo strumento personale.
"Io sono in vacanza, non devo suonare io, - ha detto il M° come incipit della lezione - sono venuto qui per ascoltare gli studenti di Udine quindi chi è il primo?" e da lì per tutto il pomeriggio, dalle 14 alle 19, in sala Vivaldi, alcuni dei membri della classe di fagotto hanno avuto l'occasione di suonare e di farsi valutare, talvolta anche piuttosto duramente da Sergio Azzolini che, nonostante le premesse a voce, ha dato anche grandissimo spettacolo delle sue direi sovrannaturali capacità di musicista, e non esagero quando scrivo così.

Innanzitutto la prima cosa che fece fu quella, ancor prima di salutare i partecipanti, di desiderare ardentemente un fagotto da suonare per "Prendere di nuovo confidenza con lo strumento", mentre suonava erano già tutti seduti in Vivaldi, interessati, attenti e con l'aspettativa di sentire un qualcosa di unico, senza alla fine restarne delusi.
Non andrei nello specifico delle singole lezioni, non tutti sono riusciti a presentargli qualcosa dato che la masterclass si è dilungata fino a sera ed alcuni, specie i più giovani, hanno dovuto andarsene anzitempo. Chi aveva pronto un pezzo ha suonato, assieme ad un altro fagotto (un altro studente) che faceva da basso continuo, ed il M° prima ascoltava, poi prendeva un fagotto in mano e si metteva a suonare per far sentire come la cosa andava fatta, poi dava qualche informazione su come studiava lui e sul come si dovrebbe interpretare il brano.
Le interpretazioni erano davvero incredibili, a mio avviso, posto qui un video preso da un breve momento di lezione, non è nulla in confronto a quello che si è sentito, ma per lo meno si riesce ad intendere la fantasiosa stravaganza di questo personaggio e l'incredibile capacità che egli ha dimostrato, al di là della simpatia e del gioco, di essere davvero un grande musicista.



Riassunti in breve posto i concetti base che Azzolini ha insegnato in quella giornata:
  • Studio: "Io quando avevo 17 anni studiavo 9 ore al giorno, non avevo nient'altro che il fagotto e mi piaceva quello, trascuravo un po' il liceo scientifico ma mi piaceva suonare";
  • Esclusiva della scelta: "Io ho scelto di fare solo una cosa nella mia vita, suonare il fagotto, ma farla bene. Al giorno d'oggi con tutto quello che c'è, se si vuole veramente fare i fagottisti ci si deve dedicare esclusivamente allo strumento, non fare nient'altro, almeno nel periodo da studenti, e studiare tanto e con metodo";
  • La linea: "Mozart diceva che la cosa più importante della musica è il Tempo, il Ritmo, ma il Tempo è scorrevolezza, quando si suona bisogna scorrere, seguire la linea, come quando si lancia un boomerang che poi torna in dietro, bisogna lanciare la frase musicale, crescere, e poi tornare da dove si era partiti";
  • Il metronomo: "Bisogna ascoltare il metronomo, studiare con esso in modo che poi questo non sia all'infuori di noi (come quando si batte il piede o si suona scandendo i quarti) ma dentro di noi";
  • L'interpretazione: "Ognuno di noi, quando deve eseguire un brano, deve dargli una propria interpretazione, basata su immagini fantasiose, emozionali, che caratterizzino il brano e ci permettono di eseguirlo con più piacere senza scandalizzarsi nell'eccedere in proposte giocose o baldanzose";
  • Il corpo è lo strumento con lo strumento: "Il nostro corpo deve essere il prolungamento dello strumento e non è stupida l'affermazione 'Per suonare bene un fagotto bisogna davvero andare di corpo', dobbiamo trovare per ogni nota una zona nel nostro corpo dove risuoni e ci aiuti a produrla al meglio. Io parto dall'alto, con le note più gravi sopra i capelli e quelle più acute a livello di fondoschiena";
  • Rilassamento: "Per suonare bisogna essere rilassati, non ballare per ogni accento, non muoversi troppo ma farlo come un onda, che va e viene nella calma più completa".

Auguro davvero a tutti di poter venire a conoscenza di "Grandi" nella disciplina che vi interessa, incontri così danno davvero tanto, sul momento demoralizzano ma il giorno dopo, al risveglio, si ha una carica davvero insormontabile ed una voglia incredibile di fare e di studiare, applicando i nuovi concetti acquisiti.

Le foto ritraggono alcuni momenti dell'incontro.

martedì, marzo 20, 2007

20/03 Sandro Caldini | Sequanza VII di Berio per Oboe




Le lezioni concerto sono sempre meravigliose secondo me. Danno tanto in tutti i sensi.
Tutte le informazioni che si possono apprendere da momenti del genere toccano molti aspetti del sapere, dal rapporto con l'esecutore, alla cultura legata alla lezione, al rapporto tra lezione ed esecuzione ed all'esecuzione in sè che chiarifica ogni cosa o fornisce ulteriori spunti di riflessione.

Scrivo questo perchè sono sempre rimasto soddisfatto delle lezioni-concerto che ho avuto onore di seguire. Mi hanno lasciato molte cose che non sapevo e mi hanno anche aperto molto gli occhi sul rapporto teoria-pratica che spesso rappresenta un po' la chiave di tanti misteri.

La lezione-concerto di cui vi parlo nello specifico, ha avuto come oratore il prof. Sandro Caldini, docente di Oboe del nostro Conservatorio, che ha presentato una lezione a tema "Alle radici della Sequenza VII per oboe di Luciano Berio" ed in seguito ha eseguito appunto la Sequenza VII per oboe (addirittura la prima volta che questa composizione viene eseguita in Italia), ed una composizione intitolata (ed alla prima esecuzione assoluta) "Sound o Ledra (In Omaggio a Berio)" per corno inglese, del compositore Virginio Zoccatelli, docente del nostro Conservatorio.

Non c'era moltissima gente purtroppo (malissimo cari studentelli malissimo era assolutamente da vedere e onorare così anche il professore !!) ma il pubblico presente era interessato all'argomento e specializzato, oboisti, compositori ed alcuni professori.
La lezione è incominciata spiegando perchè Berio ha scritto la sequenza, cos'è la sequenza, le situazioni che hanno portato il compositore a scriverla e poi modificarla e le tecniche e modalità esecutive.
Poi, dopo la teoria c'è stata l'esecuzione, che personalmente mi ha lasciato a bocca aperta.
Davvero tanto di cappello al professor Caldini, che per dieci mesi interi ha studiato la sequenza presentandocela in modo magistrale anche se, devo dire, con troppa umiltà. E' stato davvero bravo, secondo me, poteva "tirarsela" tanto di più e ne avrebbe avute tutte le ragioni.