venerdì, novembre 17, 2006

Pelucchi, Grassi, Zudini, le loro risposte a: "cos'è la musica?"


Due giorni fa abbiamo postato questo argomento, una semplice domanda, cercando di argomentarla e chiedendo a tutti voi di provare a dare la vostra risposta (che potete comunque continuare a dare, sprecatevi pure nel rispondere, noi leggiamo volentieri) ed oggi che siamo venerdì (ed è quindi il momento dell'intervista) siamo andati a porre la domanda a tre professori del nostro Conservatorio. Leggiamo un po' cosa ci hanno risposto:



Pierangelo Pelucchi [docente di Cultura musicale generale (Armonia)]:

Cos'è la musica?
Io direi, filosofia del modo di vivere. Forse perchè ho sempre pensato che un musicista concepisce il suo proprio modo di vivere in relazione a come ha studiato, a come ha appreso gli autori, a come ha appreso determinate cose e a come si è formato, ma questo lo si potrebbe dire per tutto (ad esempio per un letterato, e così via). Però la musica è anche, sempre parlando di filosofia, quello che definiva Platone: "ritmo e ordine del movimento"; forse perchè la musica è una cosa che riesce a creare da una parte, una sorta di algoritmi matematici che devono essere, fissi ed immutabili, delle relazioni matematiche, come in una fuga, che se non sono ordinate, se non sono relazionate secondo dei meccanismi assolutamente fissi (le leggi naturali), non possono sussistere e, d'altra parte, centra sempre il tocco personale dell'autore che è quello che definisce veramente la grandezza di un brano rispetto all'altro.
Se si riporta questo in ambito generale, allora pensiamo alla grande fuga di Bach che in fondo non è grande, perchè rispetta tutti i canoni, ma è grande perchè lui è riuscito, mantenendo i canoni, a dare quel qualcosa in più. E forse è per questo motivo che mi piacciono tanto quegli autori che vengono considerati grandi, riflettendoci sopra, sono definiti così non perchè sono stati rivoluzionari, ma perchè, mantenedosi nella corretta filosofia della musica (in questi algoritmi matematici), sono riusciti a creare i grandi brani, dimostrando che, in fondo, il cervello della persona può crearsi il suo andamento. In fondo la filosofia, il modo di pensare, è un ordine interiore che uno riesce a crearsi.

La dimensione spirituale dell'uomo ha un collegamento con la musica?
La dimensione spirituale non solo ha un collegamento, per me, è l'essenza della musica. Che poi ci siano autori che abbiano dirottato la loro produzione quasi essenzialmente sul sacro, facendo coincidere lo spirituale con il sacro, questa è una scelta loro, legata al momento ed alla società in cui vivevano, ma ci sono anche personaggi che pur non avendo trattato in modo particolare la musica sacra, hanno creato un effetto e direi che, secondo me, le cose più belle siano quelle che creano un particolare effetto.
In fondo la spiritualità che cos'è: "è la dimostrazione che, attraverso la musica, si possa mostrare la grandezza che può riuscire a creare una mente umana e allo stesso modo, la povertà che ci può essere, povertà di poche regole, che riescono con un'interiorizzazione, con un modo di pensare, a creare delle grandi cose".
Io penso che gli autori che hanno fatto della musica sacra, penso a Bach, penso a Haendel, ma che non hanno fatto solo musica sacra, alla fine si rivolgevano al sacro perché quella era una giustificazione della spiritualità che volevano trasmettere, e questa è particolarmente bella; ci sono anche molti altri autori che hanno scritto musica sacra solo perché la volevano scrivere. Facendo un esempio, anche se non è bello fare esempi, se io penso alla Messa da Requiem di Verdi, è una delle musiche dove non sempre la spiritualità viene fuori, molto spesso emerge solo fracasso.
Io ritengo che ci sia molta più spiritualità in una Nona di Beethoven, anche se non è un brano sacro. Penso a Mozart, dove, nella sinfonia del Don Giovanni iniziale, c'è più spiritualità di quella che, molto spesso, si trova nei passi del Requiem. O della spiritualità che ci può essere, per esempio, nei concerti brandeburghesi di Bach che sono, in fondo, una parte abbastanza esigua rispetto alla grandezza delle cose che lui ha fatto.
La spiritualità è proprio connessa al modo di pensare, è una questione anche di pensare alla musica, come elemento che crea l'eterno. Pensando a Mayr, il maestro di Donizetti, che è un personaggio ancora poco conosciuto. Questo maestro diceva che se attraverso un passaggio musicale, in un qualsiasi punto che può essere in un'opera, oppure in un brano di musica sacra o in un brano di musica strumentale, eccetera, si riusciva a far suscitare nell'ascoltatore un senso di interiorizzazione, oppure un senso della ricerca della spiritualità, o quello che noi più volgarmente diremmo oggi un "brivido", un solo passaggio di questo, avrebbe già giustificato la vita, l'intera vita, l'intera produzione, lo studio, di un musicista. Perché questa, è la vera spiritualità: far arrivare il sentimento personale attraverso delle note, le note sono solo un'interfaccia per fare arrivare il sentimento al pubblico.



Gilberto Grassi [docente di Fagotto]:

Cos'è la musica?
Innanzitutto è un insieme di suoni che, articolati in determinate maniere, producono delle armonie, delle musiche, eccetera. Poi, di conseguenza, c'è un distinguo: tra il principio per cui è nata la musica, il fatto che l'uomo voleva riprodurre dei suoni per imitare ad esempio degli animali, e di conseguenza ha iniziato a costruire degli strumenti; e la musica come la intendiamo oggi.
Dagli inizi, piano piano, la cosa ha iniziato ad evolversi ed ha avuto una sua regolamentazione ed è diventata la musica che facciamo tuttora.
Poi ci sono dei cultori di determinati tipi di musica e cultori di altri tipi, per dire: la musica classica è una cosa, la musica lirica è un'altra cosa, la musica leggera un'altra cosa ancora, la musica jazz è un'altra cosa a mio avviso a sé stante, la musica contemporanea, per me, è un'insieme di grandi suoni e rumori che a mio avviso non esprime nulla. Quindi la musica si può distinguere in base a quello che ci esprime.
Quindi, ripeto, in principio c'era un bisogno, personale, fisiologico, di riprodurre o imitare determinate cose, determinati suoni. Di conseguenza i primi suoni erano sgraziati, erano stonati e così via. Poi, piano piano, con la ricerca personale portata al miglioramento, si sono riusciti a costruire i primi strumenti.
Se si pensa agli aborigeni che comunicavano solo attraverso rumori, battendo, ad esempio, sui rami, sugli alberi, solo per il loro fabbisogno di comunicazione e trasmissione di determinate sensazioni.
La musica che intendo io, infine, deve essere un qualcosa di piacevole da sentire, un qualcosa che ti dà delle emozioni, delle sensazioni quindi o qualsiasi altra cosa si ricerchi in essa.



Giuseppe Zudini [docente di Teoria, Solfeggio e Dettato musicale]


Cos'è la musica?
La musica che la maggior parte della gente ascolta è sostanzialmente la musica dei mass media, ed i mass media fanno solo affari e quindi lo studiare, l'entrare in contatto diretto con la musica ci fa diventare appunto, migliori, perché affina la nostra sensibilità ci fa capire le cose e le persone che ci stanno intorno ed anche il mondo che ci sta intorno.
Se noi usiamo la musica solo come consumo, possiamo ballare, trovarci in un disco-bar, ridere e scherzare ma comunque usando male quello che è la musica che invece io ritengo sia un qualcosa comunque più serio.
Anche la musica leggera potrebbe essere fatta in maniera più seria. Dobbiamo pensare che anche la maggior parte dei compositori ha attinto dal filone popolare.
Abbiamo dei patrimoni in Europa che sono sconosciuti e che diventano appannaggio solo di pochi eletti e questo scarto diventa più alto tra chi fruisce e chi produce e questo è una grande peccato. Il compositore oggi è qualcosa di pochi eletti per altri pochi eletti a meno che uno non faccia musica da film o per il teatro, che comunque sono un'altra cosa.
In generale la musica è una grande compagna.
Io vivo del mestiere di musico, ma non è facile definirla. La musica è l'arte dei suoni ma anche l'arte di tante cose, in fondo uno deve pensare anche a tutte quelle cose che ci ispirano. Ci sono gli spettacoli della natura, ci sono gli incontri con le persone, tutte le cose legate all'amicizia, all'amore. C'è dentro nella musica tutto questo. Il soffrire dell'uomo quindi, perché chiaramente i nostri rapporti e con la natura e con le altre persone non sono perfetti proprio perché abbiamo dei limiti. Se esistesse un mondo nell'aldilà sicuramente la musica sarebbe l'arte, la vera arte.

E per quanto riguarda la musica e la dimensione spirituale dell'essere umano?
Noi abbiamo esempi di persone che avevano tanti difetti o che a livello umano avevano tanti problemi e si sono espressi musicalmente a livello altissimo e questo accade anche in altre cose, in altri generi. Accade ad esempio nella pittura, nell'arte figurativa, accade nella poesia.
Certo quando noi sappiamo guardare dentro di noi, nella nostra condizione umana, sapere che abbiamo dei limiti, e sapere il nostro posto nel mondo, così saremmo anche in grado di produrre, se non solo musica, ma cose umane alte. Anche una poesia è una cosa umana alta, la poesia non solo scritta ma anche la poesia che c'è nelle cose, la poesia che c'è anche nella musica.
Non mi sento di dire altro, la musica, aiuta a vivere, a vivere meglio anche se i suoi percorsi non sono sempre facili sono dei percorsi anche faticosi, sono percorsi qualche volta anche dolorosi perché più raffiniamo le nostre capacità di interiorizzare, di diventare in una qualche maniera artisti, più ci rendiamo conto di tante cose attorno a noi e quindi si soffre anche di più. Bisogna avere pazienza, bisogna essere molto sobri, molto umili per cercare di capire, cercare di capire è già avvicinarsi alle cose profonde, e quindi alla musica.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

O_o

coinvolgere gli egregi proffs in argomenti così è un'ottima mossa. compliments ai bloggari e agli intervistatori tutti!!!!

braos!

Anonimo ha detto...

però dovete chiedere anche al Lazzaroni qual'è la sua idea sulla musica... chissà cosa potrebbe rispondere...

Anonimo ha detto...

Per prima cosa, sono molto felice che i rappresentanti abbiano posto a delle persone competenti in questo campo una domanda così semplice ma altrettanto ardua nella sua risposta.
Sono felice, da fagottista, che la domanda sia stata posta al mio insegnante, e da diplomato al mio ex insegnante di solfeggio. Sarei felice se queste interviste continuassero e venissero poste anche agli studenti.