L'altarino della musica
Lunedì sera, a Trieste, presso una chiesetta sita nel cuore della città, all'una di notte, un gruppo di persone unite da una particolare passione, hanno suonato il Requiem di Mozart K626 in D minor.
Il gruppo è quello dell'Opera Giocosa del FVG di Trieste, diretto dal sapiente Severino Zannerini, l'atmosfera si crea all'una di notte, mentre la città tace ed ogni anima pia si lascia scortare lungo il sentiero dei sogni. Lunedì sera era la notte tra il 4 e il 5 dicembre e proprio a quell'ora si dice spirò Mozart mentre stava lavorando proprio al Requiem.
Il compositore morì squattrinato e dimenticato da tutti e 250 anni dopo chissà in quanti posti in tutto il mondo onorano il suo passaggio nel mondo degli uomini.
Alla fine del concerto proprio Zannerini, ha confessato al pubblico che tutto ciò che quella sera si era sentito non era stato creato da professionisti con un fine economico, ma da persone (alcuni volontati altri chiamati, altri membri effettivi del gruppo) che avevano in comune l'amore, la passione per la musica.
E quando c'è il cuore e l'atmosfera, anche la musica sembra liberarsi nell'aria con maggiore grazia toccando sfumature meravigliose.
Ora, il concetto di amore e quello di musica si sposano benissimo. Molte note hanno fatto scoccare numerose freccie a Cupido, pensiamo alle serenate, alle sonate in onore di una fanciulla, alle canzoni d'amore e così via.
Ma l'amore con la musica non è la stessa cosa dell'amore per la musica.
Che la musica sia duttile, capace di adeguarsi ad ogni gusto, è un'opinione grandemente diffusa tale che si potrebbe affermare che a tutti piace la musica. Però l'amare la musica, secondo me, è una cosa ben differente che solo il musicista, compositore o comunque che ha a che fare con essa, ed i devoti all'ascolto, possono comprendere appieno.
Per tanti altri scivola via, diventa un pensiero che fa parte della vita ma senza renderlo esclusivo, come uno dei tanti tasti di una macchina da scrivere.
Ovvio che questa è una mia opinione e vi invito a commentare, ma credo che questo amore possa alle volte giungere da un lato ad un'ossissione per la perfezione, e dall'altro lato in un continuo sogno ad occhi aperti dovuto questa necessità di dover sempre scoprire e farsi cullare dal flusso di suoni.
La forza di questo amore è talmente intensa che alle volte è andata bel oltre la sfera sensoriale inerente all'udito, tale che la sordità non è stata un ostacolo.
E tra serenate che fanno fondere due cuori e lacrime i struggente profondità sentimentale, ci resta da capire quale metro di valutazione abbiamo per quantificare l'apporto amoroso che infonde la musica nella nostra vita.
La dimensione Amore, a mio avviso, non può che essere spiegata con una proiezione all'azione in funzione di del sentimento. Ossia non si potrà amare e non far nulla per tale amore, considerando che il "fare" in questo caso coinvolgerebbe anche il pensiero. Se, quindi, l'amore influenza una nostra azione, un nostro fine o i nostri pensieri in maniera decisiva, allora è una propensione amorosa.
Le sfumature di ciò però sono incalcolabili, è un qualcosa di talmente personale ed indefinibile che lo si può sapere, capire, ma non spiegare o comunque qualsiasi nostra spiegazione di "cosa faresti per la musica?" non sarebbe esauriente e vorremmo continuare ad aggiungere esempi concreti delle nostre azioni per quel determinato fine.
Lascerò quindi 3 puntini alla fine del post, affinchè grazie solo ai commenti al medesimo si potrà cercare di dare il proprio contributo all'argomento.
E se amate davvero profondamente, cari fanciulli e fanciulle, quello che studiate e che volete diventare, allora tenete schiacciato il tasto REPEAT nel lettore CD della vostra vita, affinchè non smetta mai di far scorrere note nell'aria.
Amare significa pensare intensamente a qualcuno, dimenticando se stessi. J.Morrison
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