Mercoledi' di waves, pitch, volume and gain
Benvenuti nei miei Mercoledi' Estoni. (visto che comunque quando da voi sara' gia' Primavera, qui sara' ancora tutto ammantato di Inverno non vedo perche' un Giovedi' o un Lunedi' non possano essere un Mercoledi')
Premessa: mi scuso per i caratteri non sempre idonei ma le tastiere non hanno le nostre stesse funzioni italiane.
Mi sono preso una pausa per godermi ad occhi chiusi il sole di questa mattina.
Piacevole scorrere nella mia mente coi giorni appena finiti.
Tutto sembra avere un'intensita' diversa da queste parti; come di una consistente nebulosa, pulsante, pesante. Credetemi, ci sono dei giorni che sono proprio stancanti. La gente ha bisogno di tempo per abituarsi alla tua presenza e difficilmente accennano ad un saluto. Se non ti conoscono, semplicemente ti passano davanti, o meglio ti oltrepassano come se tu fossi un essere invisibile che si confonde col grigio dei pavimenti.
"Tere Hommikust, minu nimi on Pavimento, Grigio Pavimento"
Buon Giorno, il mio nome e' Pavimento, Grigio Pavimento.
Forse potrei presentarmi cosi´.
Invece gli piace vedermi sorridente e imbarazzato. Passa qualche giorno, quasi si intravede un bagliore nei loro occhi di ghiaccio e puo' addirittura succedere, caso raro e che suscita stupore infinito, che ti porgano il loro aiuto per chiudere un'aula. (serrature un po' diverse che fanno brutti scherzi alle volte) o che facciano colazione con te. E' un tiro alla fune. Guadagni due metri, ne perdi tre e il giorno dopo ne riguadagni quattro.
Puo' succedere che un giorno hai una conversazione con qualcuno, si ride, si scherza e poi il giorno dopo... un gelido accennucolo di conoscenza al tuo passaggio. Succedesse solo a me mi preoccuperei, ma e' normale, e' stancante.
Imprevedibilita' e mutevolezza, questo sto apprendendo. Mi avevano preparato sulle difficolta' nordiche di interazione ma e' una bella sfida l'approcciarsi ad una nuova cultura. Ci vuole rispetto, calma e pazienza.
Vi ricordate Siddharta che medita sul ponte intento a carpire i segreti dell'acqua?
...Scorrere via, senza fermarsi, come un fiume. Le incomprensioni sono dita curiose di un bambino che solo ci sfiora dall'alto. Al nostro passare, ai bordi del nostro essere potremo scorgere sotto nuove angolazioni, nuovi pensieri. La terra si insinua nel nostro passare e ci modifica. Noi modifichiamo lei. Visti dall'alto siamo solo una parte di un paesaggio che e' una mescola di elementi vivi.
...La mia testa ritorna al concerto della "Classe di Improvvisazione" di Anto Pett in collaborazione con quella dello "Studio di Musica Elettronica" di Margo Kolar; al Masterclass di violoncello di Mathias De Oliveira Pinto (Maestro nelle Musikhochschule di Berlino e Münster),
chissa' cosa mangero' a pranzo. (Pasticcio di carote, Buono!).
Nelle lezioni del M.o Anto Pett si impara ad essere coscienti, senza spartiti davanti e ad interagire con gli altri musicisti. Si improvvisa ma bisogna essere consapevoli di cio' che si sta facendo.
Bin Hu studia chitarra classica. Ieri esco dall'aula lo vedo, lo saluto, ha un archetto in mano. Gli chiedo che cosa stia facendo, lui mi risponde:
Bin: "I'm playing my microphone! Ih! Ih! Ih! " (sto suonando il mio microfono! Ih! Ih! Ih!).
La Lince Che...: Eh!?
B: "Yes, for the improvvisation concert! Ih! Ih! Ih!" (si, per il concerto di improvvisazione Ih! Ih! Ih!).
LLC: Ah! Ah! Ah! (Ah! Ah! Ah!)
Quindi Bin, in una materia curricolare ha potuto sperimentare e perquotere con tutto cio' che gli passava per la testa un microfono: un aggeggino da 3 euri, piatto e metallico, del diametro di cinque centimetri che finisce con un cavetto a presa jack.
Poi... la performance. Lui al microfono e Pavel Cherechukin (Est) della classe di musica elettronica, al campionatore.
Una voce sintetica femminile spiega in inglese, dalle casse alle tue orecchie, che la creazione e' composta dal campionamento e dalla sua rielaborazione.
Bin genera musica amplificando il suo dito che percuote la membrana, la sfrega con uno spazzolino da denti, usa lo spazzolino come bacchetta per far vibrare un bicchiere pieno d'acqua, inumidisce il dito e lo fa scorrere sulla superficie di vetro, blocca il microfono al bordo del tavolo col cellulare mentre con l'altra mano lo suona con l'archetto, a ritmo, con criterio. L'altro campiona uno alla volta i suoni e li rielaborava in tempo reale. Il telefono poi comincia a vibrare illuminandosi per una chiamata proprio mentre il telecamerista lo riprende. Nel pubblico attento c'e' un'atmosfera sorpresa e divertita. Sorprende vedere che nelle accademie musicali si puo' fare musica colta con ironia e leggerezza e venire apprezzati. La lezione di Cage e Zappa. Ci vorrebbe Johnny con la sua macchina fotografica.
Questa e' stata parte del concerto.
Si e' creato in ensambles, con fisarmoniche, saxofoni, pianoforti preparati e non, violini, violoncelli sempre in dialogo con gli apparecchi elettroacustici.
Interessante e' stata la composizione video-sonora "Sebastian - Sequenza canonica per foglie morte di Carpino verde" di Paolo Girol (It) da poco presentata anche dal "Comitato Trieste Contemporanea" nella rassegna "Videospritz" ma qui vista in una versione sperimentale dove il sonoro originale viene sostituito dalle improvvisazioni di un ensamble che commenta lo scorrere delle immagini. Le foglie crepitanti di Carpino animate in computergrafica giocano sullo schermo a diventare "nonsolofoglie" parlandoci della mutevolezza dell'essere, della molteplicita' insita in ogni cosa.
Il livello dei musicisti che si sono dati il cambio e' alto e vanno citati soprattutto Lauri Kirikal che nell'onirico arricchimento timbrico di Hans-Gunter Lock all'elettronica, ha mostrato particolari creativita' e virtuosismo pianistico, e il violinista spagnolo Alberto Cabedo Mas per le ottime capacita' dialogiche.
Performances che mostrano alcune delle direzioni intraprese dalla musica di ricerca del nostro secolo e che ci aprono gli occhi. Possono appassionare o meno, ma il vedere e il conoscere sono strumenti fondamentali per la nostra crescita musicale e personale. Elaborare dati sempre nuovi ci permette di non restare fermi staticamente nella nostra posizione e ci facilita la comprensione del pensiero altrui; bisogna pero' chiedersi il perche' delle cose, elaborarlo, arricchirlo con il nostro pensiero e magari anche metterlo in discussione. Un percorso non sempre facile ma stimolante. Non si cresce mai sul serio.
Alla prossima puntata...
2 commenti:
Già, non si cresce mai sul serio, ma se si crescesse nessuno mai sperimenterebbe nulla. E' dall'imprevedibile fanciullezza di noi stessi che si forgia l'essenza del nuovo e del diverso, è quando ti guardi quelle manine di bambino e devi provarle tutte per capire bene come funzionano.
Caro il mio President, secondo me per farti capire dovresti tagliarti i capelli, se vuoi ti spedisco un rasoio (spedizione a mio carico tranquillo), oppure prova a fare la faccia lunga e disinteressata guarda tutti come se li volessi ammazzare di stecche, forse è una loro maniera di essere simpatici.
Bravo Johnny, mai distruggere la propria parte bambina.
Comunque qui la situazione non e' tragica, e' solo che e' piu' facile avere amici spagnoli, portoghesi, cinesi...
ma qualche estone c'e'. la settimana scorsa, dopo il masterclass con M.o De Oliveira Pinto siamo usciti assieme... splendida serata!
Il giorno dopo, l'accennucolo di conoscenza era diventato quasi un saluto vero!!
Sono un po' distaccati, ma molti ti aiutano se possono, bisogna solo capire come funzionanano e quali tasti schiacciare ;P
Posta un commento