mercoledì, novembre 29, 2006

Serate di musica classica al Black Staff

Cari fanciulli e fanciulle,

vi segnalo con molto piacere la possibilità che si è aperta per noi studenti di poter suonare la sera nel locale Black Stuff sito in via Gorghi, 3 a Udine a fianco del vecchio cinema Odeon.

Questo irish pub si è reso disponibile ad organizzare serate di musica classica, il giovedì sera.
Se quindi avete pronto un concertino, qualsiasi strumento, e siete soli o con un gruppo, vi allego qui la mail di Francesco Gioia, responsabile del progetto gioia_francesco@libero.it contattatelo e lui vi combinerà il concerto.

Inoltre vi allego anche le date dei prossimi concerti già previsti (che abbiamo già prontamente inserito anche nel calendario qui a fianco ^^)

Ciauz e buon ascolto e mi raccomando

ANDATE ANDATE E ANDATE A SENTIRE I VOSTI CONSERVACOMPAGNI E PARTECIPATE ALLE SERATE ANCHE COME PROTAGONISTI!!
Perchè è una cosa strafica!! ^^

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Serate di musica classica
ogni giovedì sera alle 21.30
al Black Stuff (via Gorghi)

Giovedì 30 novembre – Violino/Pianoforte, Mesaglio
Giovedì 7 dicembre – Pianoforte, Andri/Ziraldo/Laruina
Giovedì 14 dicembre – Pianoforte, Bertoccini
Giovedì 21 dicembre – Oboe/Pianoforte, Tammelleo/Gioia

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Lasse Thoresen e il microtonalismo


In questi giorni c'è un illustre compositore Norvegese a tenere una masterclass all'interno del nostro Conservatorio. Il suo nome è Lasse Thoresen, ed è docente di composizione presso la Norwegian State Academy of Music.
Su di lui 'è già un'ottima informativa disseminata all'interno dell'istituto, è un pieghevole giallo disposto tra bacheche e davanzali.

Se si va sul suo sito Internet si comprendono molte cose del personaggio in questione.

Si legge nella sua biografia, dal suo sito questa interessante frase:

"Influenced by Norwegian folk music, French spectral music and Harry Partch’s tonal system “Just Intonation,” as well as from his ethno-musical studies of the folk music from his own country and from Asia. Mr. Thoresen has been using microtonal principles in a number of his works since 1985. His approach to instrumentation has imported features from Musique Concréte. Stylistically his production exhibits great variety".


Quindi sono rimasto incuriosito sull'argomento inerente alla microtonalità e ricercando un po' qua e là ho trovato che il MICROTONALISMO si può definire come un ricorso illimitato di suoni che si trovano all'interno di un'ottava. Molti teorici contemporanei si occupano e cercano di organizzare questi suoni in una forma tale, che si possano così relazionare melodicamente e armonicamente come i suoni utilizzati nel sistema dodecafonico. Il microtono è diventato il fulcro di cambiamento nella musica contemporanea e molti assicurano che aprirà nuove porte e orizzonti nel mondo della musica (http://es.wikipedia.org/wiki/Microtonalismo, novembre 2006).

Se consideriamo il più piccolo intervallo nel sistema che utilizziamo noi comunemente, un qualsiasi semitono per esempio DO - DO#, allora all'interno di questo semitono potrebbero esserci un'infinità di microtoni.

L'argomentazione è molto vasta, per esempio c'è uno studioso inglese, Alexander J. Ellis che ha inventato una nuova unità di misura non più in intervalli ma in cent e così tra un intervallo e l'altro ci saranno ben 100 cent, rimandiamo l'argomento a questo sito http://www.apocatastasis.com/microtonalismo-afinaciones-alternativas.php
per chi ne fosse interessato.

In generale la visione è quella che sancisce da sempre l'esistenza del microtonalismo ma nella musica non occidentale (indiana, araba), nella musica greca, nella musica medievale ed in quella folkloristica e forse tutti i nostri archi ne sanno qualcosa a riguardo (per esempio l'argomento dei quarti di tono).

Per maggiori informazioni, se vi interessa l'argomento vi consiglio questi link:

http://www.myriad-online.com/resources/docs/melody/italiano/microtone.htm
http://es.wikipedia.org/wiki/Microtonalismo
http://microtonalresources.blogspot.com/2006_10_01_archive.html
http://www.n-ism.org/Projects/microtonalism.php
http://www.thecanadianencyclopedia.com/index.cfm?PgNm=TCE&Params=U1ARTU0002366


Se avete qualsiasi cosa da dire in proposito o proporre un argomento o una domanda da fare a qualcuno, commentate o scriveteci una mail e cercheremo di soddisfare la vostra richiesta, nei limiti delle umane possibilità e del buon costume ovviamente.

martedì, novembre 28, 2006

Spider Monkey on concert!!


Sono simpatici e grintosi fanciulli, per una serata differente dal solito tran tran.
il concerto si terrà presso il PINOCCHIO a Udine in una laterale di Via Vittorio Veneto con l'imbocco all'altezza del retro del Duomo della città, dalle 21:30 in poi.

Ecco alcune info sul gruppo:

Band Members
Luca "The Bassman" Floreani
Federico "More Metal" Lizzi
Lorenzo "Let me be your hero" Luci

Genere:
blues, rock n roll, hard rock, 70's revival, with nice guitar solos

Non scrivo altro, andate e poi commentate, sono personaggi mitici, potremmo tutti imparare molto dalla loro grinta.

lunedì, novembre 27, 2006

1° Concorso per direttori d'orchestra fiati del FVG




Si è tenuto sabato 25 novembre nell'Auditorium Concordia di PN il primo concorso di questo genere, organizzato in regione.
Primo concorso significa, cosa nuova, primi problemi, prime incertezze e correzioni ma che e senza dubbio prime soddisfazioni ed emozioni.

Da come vedete nelle foto, c'era la nostra Orchestra Fiati a fare da "strumento musicale" per i cinque candidati al concorso.

La giornata è iniziata poco dopo le due di pomeriggio con le eliminatorie e si è protratta sino alle otto di sera con la proclamazione del vincitore del concorso. Nel mentre i nostri fanciulli hanno suonato quasi ininterrottamente (con solo due brevi pause di 30-45 minuti) dando grande prova di resistenza.
Credo che per quanto riguarda il lato educativo e piacevole della giornata non c'è nulla da obiettare. L'Orchestra Fiati ha avuto la possibilità di essere condotta da ben 7 direttori durante la giornata (i 5 concorrenti, il M°Grespan e il M°DellaFonte), di suonare tanto e di partecipare ad un evento davvero molto particolare.

A dare un ulteriore tono all'evento erano le molte celebrità presenti e partecipi a cominciare dai tre giurati (Presidente della giuria, il direttore spagnolo Josè Rafael Pascual Vilaplana, mentre gli altri commissari sono il maestro Billi Maurizio direttore della Banda della Polizia di Stato ed il Prof. Walter Themel insegnante del Conservatorio J. Tomadini e direttore d'orchestra), per proseguire con uno dei "polmoni" della manifestazione (il prof. Lorenzo Della Fonte) e poi il nostro direttore (Franco Calabretto, al Tomadini era stata assegnata l'organizzazione artistica dell'evento), un rappresentante della Provincia di PN ed uno del Comune di PN ed il direttore dell'ANBIMA del FVG, last but not least il nostro direttore il M°Massimo Grespan che ha diretto l'orchestra fiati nel concerto finale.

Non c'è stato nessun vincitore, nonostante fosse un concorso che dovesse decretare un vincitore, perché la giuria non ha ritenuto nessuno dei partecipanti idoneo all'assegnazione del primo premio. Così i premi assegnati sono stati solo un secondo (assegnato a Didier Ortolan, che si vede di schiena in una delle foto soprastanti) ed un terzo posto.

sabato, novembre 25, 2006

IL PRIMO CORSO DIDATTICO PRESENTATO DAGLI STUDENTI!!!!

Sta iniziando un interessante collaborazione con l'Accademia d'Arte Drammatica "Nico Pepe" di Udine.

Siamo riusciti ad ottenere alcuni posti per un corso di alto contenuto artistico:
Un'occasione da non perdere..... MA NON SCANNATEVI TROPPO.
Un corso importante per tutti i musicisti
Un approccio alla musica e alla performance che potrebbe rivoluzionare il vostro modo di vivere lo strumento, lo spazio intorno a voi.

Leggete attentamente! E date le vostre adesioni, si è deciso anche di dare un punto di credito per chi vi partecipa.
Il prezzo è ridicolo per ciò che da: Nei corsi in giro per l'Europa costano tre volte tanto gli stessi docenti e leggendo il loro curriculum capirete.
Avete 5 giorni di tempo per dare la vostra adesione, ma ricordate che i posti sono 6 quindi.... SIATE RAPIDI o... passa il treno...

La_Vostra_Lince_Che

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Canto difonico, ritmo, respiro e danza per Musicisti.
(Progetto in collaborazione con la Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe”)


DATA: 27 Novembre – 3 Dicembre 2006.
8 giorni di lezione, 3 ore al giorno, 24 ore totali.
LUOGO: Udine - Spazi della Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe”.
TARGET: Tutti i musicisti dai 16 anni in su.
PARTECIPANTI: 6 studenti del Conservatorio (Triennio Superiore, Biennio Specialistico, Corsi Tradizionali)* che si uniranno agli studenti dell’Accademia d’Arte Drammatica.
E’ prevista giornalmente una parte dedicata ai soli musicisti.

MOTIVAZIONE

Il laboratorio è un momento formativo importante e innovativo per ogni musicista ed è volto a sviluppare le sue potenzialità grazie alle particolari tecniche e alla pluridecennale esperienza pedagogica degli artisti docenti che fondono armoniosamente tradizione orientale e occidentale.
Il connubio tra queste arti e tecniche di culture così distanti è intrinseco al percorso formativo di Friedrich Glorian e Sheela Raj titolari del corso. Lui, dopo il diploma alla “Jazz School” di Monaco e dopo aver preso parte in qualità di musicista attore a laboratori con il Grotowsky Laboratory e studiato il canto difonico (overtones) con Roberto Laneri, dal 1984 al 1987 si perfeziona nelle tecniche Dhrupad in India. Lei, che inizia con gli studi di tecnica di danza classica e di seguito affronta quella contemporanea con Merce Cunningham, Marta Graham, presso la New York School of Ballet, proseguendo il suo percorso in anni di lavoro come ballerina con alcuni tra i maggiori coreografi della “modern dance” come Twyla Tharp; decide di rivolgersi alle sue radici e di ritornare in India, dove studia i fondamenti culturali della danza e della musica indiana – la danza Odissi, il Kathak, l’uso della voce e le tecniche di canto Dhrupad - avendo avuto la percezione di non aver raggiunto un equilibrio interiore soddisfacente. La fusione di questi insegnamenti, solo apparentemente inconciliabili, arricchita dalla pratica dello yoga, del buddhismo tibetano e dello zen, ne fa una docente richiesta, tra le altre, dalla prestigiosa Accademia di Danza di Montecarlo e da numerose realtà internazionali. Il primo approdo italiano è del 1982, proprio a Udine dove viene invitata a tenere uno stage da Paola Galliussi Ceron. Il legame con la città si è in seguito rinsaldato grazie alla collaborazione con la Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe”. Il metodo d’insegnamento di Sheela Raj, denominato “Moving breath”, si basa essenzialmente sull’uso del ritmo come motore di un movimento e di un respiro capace di liberare emozioni e sensazioni, attraverso l’improvvisazione e le dinamiche di gruppo.

* in caso di un maggior numero di domande pervenute si darà priorità ai primi iscritti e ai frequentanti l’ultimo anno Accademico del nostro Istituto.

OBIETTIVI

L’importanza dell’esperienza si rivela innovativa e fondamentale per ogni musicista, che apprende tramite queste tecniche:

  1. il movimento simultaneo dissociato di diverse parti del corpo in un contesto poliritmico, sviluppando le proprie capacità ritmiche e la consapevolezza della percezione fisica del sé nello spazio. Ciò semplifica il processo di assimilazione delle diverse azioni contemporanee che si devono effettuare nel momento dell’esecuzione musicale nei diversi contesti.
  2. l’importanza del legame tra respirazione e approccio allo strumento.
  3. la conoscenza della propria voce tramite la tecnica del canto difonico che si basa sullo sviluppo e l’amplificazione degli armonici naturali presenti nella voce. (anche il Conservatorio Nazionale di Lione ha affrontato il tema invitando Tran Quang Hai, il più alto esperto mondiale in materia).
  4. un diverso approccio comunicativo alle dinamiche di gruppo che si realizzano poi in ambito orchestrale e cameristico.
  5. efficaci metodi terapeutici di rilassamento e concentrazione non abitualmente affrontati nella nostra Accademia.
I valore di tali insegnamenti è stato già riconosciuto in prestigiosi ambiti artistici quali l’Accademia di Danza di Montecarlo, i Corsi Internazionali di Perfezionamento Musicale di Cividale del Friuli (Ud), l’Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine.

AZIONI

Il corso si sviluppa su due azioni principali che interessano gli obiettivi sopra elencati:

  1. l’utilizzo del corpo nello spazio come mezzo ritmico, percettivo e comunicativo.
  2. La scoperta e lo sviluppo della voce come strumento armonico e mezzo di rilassamento.
COSTI

84€ a persona (40€ Assicurazione + 44€ Quota di partecipazione)
Totale per 6 persone: 504€

CURRICULUM DOCENTI

FRIEDRICH GLORIAN – Danza e respiro, uso della voce e ritmo
Si è diplomato alla “Jazz School” di Monaco. Ha partecipato con gruppi di teatro sperimentale in qualità di musicista attore al “Freies Theaterfestival” di Monaco. Ha preso parte a laboratori con il Grotowsky Laboratory e studiato il canto difonico (overtones) con Roberto Lane. Dal 1984 al 1987 si è perfezionato nelle tecniche Dhrupad in India. Ha preso parte a Antiphone, una performance internazionale di musica e danza basata su canti di Hildegard von Bingen a Zurigo. Come compositore e artista ha partecipato a Blue Oasis e Musik zwischen den Welten. Ha partecipato ai corsi di Gimbel (Color, Sound e Form). Ha studiato gli aspetti energetici del suono, del colore e della forma nella musica e nell’applicazione di strumenti dotati di armonici in musicoterapia.

SHEELA RAJ – Danza e respiro, uso della voce e ritmo
Ha avuto il privilegio di lavorare a stretto contatto con grandi insegnanti nelle arti creative e ha anche frequentato i maestri spirituali nel campo della Yoga e del Buddismo tibetano e zen.
Ha definito e classificato il suo metodo di insegnamento come Moving breath il quale coniuga le tecniche tradizionali yoga, della voce e della danza con un approccio più attuale e creativo attraverso l’improvvisazione, la dinamica di gruppo e il suo proprio sistema di coordinazione di respiro e movimento. Dopo aver vinto borse di studio al Martha Graham Studio, al Merce Cunningham Studio e alla New York School of Ballet. Ha lavorato con i più grandi coreografi della danza moderna. In Francia ha lavorato con la sua compagnia di nove danzatori “Le Cercle”. Tornata in India, ha studiato la danza Odissi, il Kathak e la voce indiana e le tecniche del canto Dhrupad. Ritiratasi dalle scene ha fondato il “Chakra Center” dove continua la sua ricerca e sperimentazione in particolare della tecnica Moving breath.

ASTRO DEL MESE: SAGITTARIO

SAGITTARIO - 23 Novembre - 21 Dicembre

Segno: Mobile
Giorno della settimana: Giovedì
Pietre portafortuna: Brillante, Lapislazzuli, Turchese, Zaffiro
Colori: Blu, Porpora, Giallo, Verde
Fiori: Garofano, Margherita, Iris
Metalli: Stagno
Essenze: Muschio, Viola
Animali: Cavallo, Cervo, Pavone, Cigno

La stagione del Sagittario è il tardo autunno che sconfina
nell'inverno, tempo di raccoglimento, di silenzio della natura, di
Fuoco pacato e rassicurante. Il suo segno grafico è la freccia
puntata verso l'alto, simbolo di slancio vitale e di evoluzione.
L'immagine è quella del Centauro, mitica creatura divisa a metà tra la
natura umana e spirituale, e quella istintiva e violenta del cavallo.
Nel ciclo evolutivo umano indica il passaggio dalla coscienza
individuale al piano spirituale. Come processo psichico è la capacità
di ampliare i propri orizzonti, di proiettare le proprie energie oltre
l'esperienza e i valori personali

PERSONALITA'

La natura sagittariana è ardente ed entusiasta, sempre tesa verso una
conquista, un po' divisa tra spirito e materia, desiderosa di costante
progresso ma incerta sulle direzioni da prendere. L'esuberanza dei
nativi nutre anche uno spirito edonista mai sazio delle gioie della
vita e di ogni possibilità di piacere immediato di cui può disporre;
ma una parte della loro personalità aspira anche a elevarsi verso
orizzonti più vasti, conoscenze profonde o esperienze stimolanti.
Hanno uno spirito avventuroso, sognatore, che passa rapidamente
all'azione quando si tratta di spostarsi, viaggiare, esplorare nuovi
ambienti o vivere nuove dimensioni. Amanti della vita e ottimisti fino
a rasentare l'incoscienza, a volte, hanno un'incrollabile fiducia in
se stessi e nel prossimo, perché non concepiscono slealtà o malafede e
anche se spesso il loro calore li espone a cocenti delusioni
riprendono velocemente la loro visione positiva e lineare della
realtà. Giove, governatore del segno, rende i nativi convinti
difensori delle leggi, rispettosi dei principi e delle sane
tradizioni, anche se qua e là da capolino un certo gusto per la
trasgressione. Spesso, a dire il vero, adottano un doppio metro di
giudizio, uno, inflessibile, per gli altri, l'altro, molto più
elastico, per se stessi. Nemici dichiarati della routine, amano le
novità, i cambiamenti e soprattutto la loro libertà. Di fronte a
obblighi pressanti, a impegni troppo programmati e a rapporti
soffocanti i Sagittari scalpitano e si rendono immediatamente
latitanti. Il loro naturale magnetismo e l'allegra disinvoltura sono
garanzie di successo nella vita sociale; e in fondo le loro qualità
umane, il rispetto per gli altri. La grande generosità di cuore li
fanno apprezzare da quanti li avvicinano. Sanno affrontare con grande
determinazione e lucidità i problemi della vita professionale.

Nella sfera affettiva sono invece dominati dall'emotività e dagli alti
e bassi del loro temperamento passionale. Si innamorano facilmente, ma
appena c'è sentore di problemi o non trovano accondiscendenza nel
partner cominciano a guardare altrove. Se incontrano però la persona
che non li soffoca e condivide i loro entusiasmi sanno contenere la
loro irrequietezza sentimentale.

... L'UOMO SAGITTARIO

E' un uomo d'azione, che detesta la monotonia e la sedentarietà,
sempre superimpegnato, pronto a caricarsi anche di responsabilità che
non gli competono, perché è inguaribilmente accentratore, oltre che
disponibile e generoso con gli altri. La fiducia in se stesso,
l'entusiasmo, che è la sua molla vitale, e il gusto per la
competizione lo spingono a immergersi nella vita professionale dando
fondo a tutte le sue energie. Immediato e istintivo, rifugge però da
quelle tattiche, quelle astuzie, che potrebbero facilitargli la strada
e la sua grande lealtà gli impone di agire sempre in modo limpido e
corretto. Certamente non è perfetto e capita, ad esempio, che sia
appassionato sostenitore di principi che poi non segue coerentemente o
che reagisca con una certa violenza quando si sente colto in fallo,
cosa che gli dà enormemente fastidio e lo induce a scaricare sugli
altri il suo senso di colpa. Per mantenere il suo equilibrio e la sua
gioia di vivere deve però poter esprimere pienamente la sua natura, il
suo Fuoco non è facile da contenere e dunque cerca tutti i modi
congeniali per espanderlo: sportivo di razza, con preferenza per gli
sport più avventurosi, viaggiatore instancabile, con la passione delle
piste inesplorate o delle ricchezze culturali più profonde, non è
certo l'uomo che si adagia in una routine scandita da impegni e scelte
convenzionali.

E' tuttavia molto aperto nei suoi rapporti, avvicina il prossimo con
grande calore e semplicità di modi, creandosi facilmente una cerchia
di relazioni piacevoli con cui vivere il suo lato edonistico, il
piacere della tavola, il divertimento o le avventure sentimentali.
Aspettarsi fedeltà in amore da lui è poco consigliabile, ma vive con
grande passione i suoi rapporti, anche se per non avere delusioni non
si può giurare sulla loro continuità nel tempo. Se la partner sa stare
al gioco con lui, se non pretende di immobilizzarlo in un quieto
ménage avrà un compagno affettuoso, piacevole e comprensivo. Con i
figli è un padre allegro, aperto, ma anche un ottimo educatore che sa
trasmettere ciò in cui crede.

... LA DONNA SAGITTARIO

Ha un'invidiabile capacità di riempire la vita, sua e degli altri, con
entusiasmo costantemente rinnovati, con i più svariati interessi e con
situazioni stimolanti. Difficilmente si concede depressioni o stati
d'animo negativi: è una donna che vive saldamente piantata nella
realtà, pur essendo una idealista e oltre tutto non ha tempo per le
paturnie, impegnata com'è a svolgere compiti gravosi e a occuparsi di
mille cose, dalle più divertenti a quelle socialmente importanti.
Organizzatrice nata, ma senza pignolerie e nervosismi, ha uno stile
sintetico, essenziale, che la rende molto efficiente sul lavoro e
nella gestione del ménage. La sua femminilità, esenta da civetterie,
si manifesta nella sua immagine di donna sanamente sportiva, che
detesta i fronzoli e si trova a suo agio in un look molto casual e
sobrio. Pur essendo molto aperta alle comprensioni e attenta a
soddisfare le esigenze o le richieste di chi ha vicino tiene
moltissimo alla sua libertà. Guai poi a sottovalutare tutto ciò che
l'appassiona, perché si sentirebbe offesa, così come non tollera
critiche sul suo lavoro, i suoi atteggiamenti o le sue amicizie.
Non è una donna che si lascia particolarmente influenzare dalle
opinioni altrui: ha le sue idee, le sue certezze e non conosce
l'assillo mentale del dubbio. Quando si innamora, i sentimenti sono
intensi e gioiosi, non inquinati da incertezze o sospetti. In genere
adora il partner, lo colloca al centro del mondo ma non si sottomette
perché imposta il rapporto su basi paritarie. Calda e sensuale, è una
donna esigente, attenta a mantenere viva l'atmosfera nel rapporto a
due. Bisogna tuttavia essere all'altezza delle sue aspettative e non
opprimerla con una gelosia suscitata dal suo comportamento disinvolto,
perché la sua lealtà è fuori discussione. Così sostiene. Se ha figli è
una madre eccellente, a volte un po' troppo impositiva, anche se a fin
di bene e se "pecca" un po' di invadenza.

Personaggi famosi:
Woody Allen, Frank Sinatra,Mark Twain, Winston Churchill, Walt Disney,
Friedrich Schiller, Ludwig Van Beethoven, Nostradamus, Henri de
Toulouse-Lautrec, Freddie Mercury

Per info scrivete alle astrologhe, la loro e-mail si trova nei link qui a destra.

mercoledì, novembre 22, 2006

Il genio e la cazzuola


!!DOMANI PORFIDO!!

Questi due fanciulli mi hanno pregato di scrivere questa didascalia, e probabilmente nei prossimi giorni vedrete questi due nostri ormai ex studenti del conservatorio in qualche cantiere con un elmetto giallo e la cazzuola in mano.
Erano pianisti fino all'altra sera ma dopo aver sentito il concerto di Grigory Sokolov al Teatro G. da Udine, credo uno dei pianisti membri della squadra olimpica mondiale e con olimpica intendo proveniente dal monte Olimpo, hanno optato per appendere il pianoforte al chiodo e dedicarsi ad altre mansioni in cui sicuramente potranno eccellere.
Approfittando del congedo dei nostri oramai ex compagni, mi collego all'argomento che vorremmo proporre oggi, ossia la genialità.
L'argomento è molto vasto ma il nostro scopo è quello di proporre nuovi spunti di riflessione sui quali partire.
Innanzitutto quando è che abbiamo la sensazione di ascoltare un genio? E che cos'è un genio?

Credo che quando sentiamo un'esecuzione così perfetta e meravigliosa tale che, immaginando la possibilità di riproduzione della stessa in base alle nostre possibilità, mai, neanche a distanza di secoli, saremmo capaci di imitarla, allora forse pensiamo al genio (forse come giustificazione della sua "soprannaturalità" in modo da bilanciare la nostra inettitudine a riguardo, con un sorriso).
Credo inoltre che quando siamo dinanzi ad una persona che giunge a conclusioni o ad esecuzioni perfette con molta più facilità delle nostre, se tale distacco è enorme, allora penseremo al genio.
Sotto sotto, c'è un procedimento mentale di bilanciamento della nostra autostima. Se vediamo qualcuno superiore a noi, allora dovrà di per forza aver vissuto di meno in altri ambiti, o aver avuto più tempo, ecc. o essere un genio.
"Per autostima e identità: s'intende il bisogno di una valutazione positiva della propria personalità da parte degli altri. L'origine di ciò va ricercata nel fatto che il bambino è portato ad accettare i giudizi dei genitori, sicché da adulto tenderà a ricercare o riprodurre situazioni che lo portino ad acquisire valutazioni analoghe a quelle fornitegli dai genitori.

Legata all'autostima è la pulsione della coerenza interna, ossia la definizione di un'immagine di sé coerente con le esperienze già vissute, o comunque legata ad esse. E' questo che permette alla persona di ritenersi, nel contempo, uguale e diversa dagli altri. L'individuo deve cercare di fornire un'immagine di sé che sia proponibile a accettabile. Cosa che non avviene quando cerca d'imporla con intransigente fermezza o quando non tiene conto delle proposte altrui"(http://www.homolaicus.com/uomo-donna/piscologia_sociale.htm, nov 2006).

Raccogliendo quindi ciò che abbiamo appena detto possiamo dare già una definizione di genio:

- Chi riesce prima di tutti ad acquistare padronanza di un qualcosa in una o più discipline.

Ma spesso, per quanto riguarda un musicista, come tutti noi sappiamo è difficile suonare a memoria un concerto senza un pelo di studio, di conseguenza il genio in questo caso è:

- Chi ha acquisito un corretto ed eccezionale metodo di studio.

Con ciò si sancisce l'esistenza ma allo stesso tempo, forse, la morte del genio, favorendo la nascita di individui con grande forza di volontà e dedizione allo studio che dopo tanto lavoro si mascherano da geni.
E qui le definizioni salgono a quattro:

- Un genio è chi ha del talento per una disciplina;
- Un genio è chi non fa fatica per raggiungere il massimo in una disciplina.
(Talento:predisposizione, particolare capacità e abilità nel fare qualcosa)

Si giunge alla prima affermazione pensando al fatto che un corretto metodo di studio può essere sostituito dal talento che permette al fortunato di aver già a priori acquisito quei meccanismi che per altri saranno frutto di un sudato lavoro. Quindi utilizzando la logica aristotelica: chi ha del talento non fa fatica, chi ha del talento è un genio, il genio non fa fatica.
Forse questa è forse un'utopia presente nella credenza popolare senza corrette analogie nella vita reale, ma senza dubbio è una delle prime conclusioni che la nostre mente attribuisce al concetto di genio.

Einstein diceva che la differenza fra la genialità e la stupidità è che la genialità ha i suoi limiti.
E forse fra questi limiti c'è l'umanità, il particolare talento per una sola determinata materia, l'illusione di superiorità del genio mentre nel retroscena, forse, c'è un disumano lavoro e studio per il raggiungimento di quei determinati risultati.

Proverbi italiani
  • Con la fatica soltanto nessuno divenne mai genio.
  • Dove trovi il genio, trovi in pari tempo una corona di martire.
  • I geni s'incontrano.
  • Il genio è una follia divina.
  • Il genio è una lunga pazienza.
  • Il genio mai non sazia.
  • Il genio non ha bisogno di lettere di nobiltà.
  • Il genio si fabbrica il cielo coi propri sogni.

lunedì, novembre 20, 2006

Santa Caterina, caccia al must dell'anno!!


La mitica patrona della città di Udine si festeggia nell'arco di questa settimana, dal 23 al 27 di novembre in piazza Primo Maggio, famoso 'Zardin Grant'.
Ogni anno, da cinque secoli a questa parte, si rinnova la tradizione di questa fiera; bancarelle, tantissime bancarelle, si incastreranno nella piazza e lungo alcune vie connesse ad essa, per proporre una miriade di prodotti in previsione dei regali natalizi.
Alcune di queste giungono ogni anno, per vendere le stesse mercanzie, e prontissima la clientela di abitudinari, che aspettano solo la venuta di fine novembre, per fare quei determinati acquisti. Altri invece attendono l'avvento di S.Caterina, per fare qualche spesuccia, avvantaggiarsi con i regali di natale, mangiare schifezze o farsi un'allegra nuotata tra un mare di persone, immersi nel grigio clima autunnale friulano di quel periodo.
La cosa però più interessante della manifestazione, sono i must, definiti come quei determinati prodotti che per quell'anno tantissime bancarelle propongono per la vendita. Prodotti che si presume siano maturi per acquisto di massa, e di conseguenza l'offerta deve poter essere a sua volta massiccia. Prodotti di basso prezzo, di solito, ma che presentano una particolare innovazione mai presentatasi negli anni addietro. Quindi ricchi di quella particolare formula [novità+basso prezzo+tempi maturi per la domanda] i cosiddetti must spopoleranno tra le varie bancarelle e probabilmente persuaderanno anche gli acquirenti più taccagni.

Quindi, mentre vi recherete a palazzo Ottelio per la vostra lezioncina quotidiana, questa settimana passerete per forza per la piazza saziandovi di aromi e di gente; date un'occhiata alle bancarelle e scriveteci quello che secondo voi è il must dell'anno (fategli anche una foto se riuscite ed inviatecela).

Buona settimana e S.Caterina a tutti sperando che il vociare sconnesso della folla non disturbi troppo la vostra artistica quiete.

La foto è stata scattata proprio oggi in piazza Primo Maggio, prima del marasma di negozietti ambulanti.

venerdì, novembre 17, 2006

Pelucchi, Grassi, Zudini, le loro risposte a: "cos'è la musica?"


Due giorni fa abbiamo postato questo argomento, una semplice domanda, cercando di argomentarla e chiedendo a tutti voi di provare a dare la vostra risposta (che potete comunque continuare a dare, sprecatevi pure nel rispondere, noi leggiamo volentieri) ed oggi che siamo venerdì (ed è quindi il momento dell'intervista) siamo andati a porre la domanda a tre professori del nostro Conservatorio. Leggiamo un po' cosa ci hanno risposto:



Pierangelo Pelucchi [docente di Cultura musicale generale (Armonia)]:

Cos'è la musica?
Io direi, filosofia del modo di vivere. Forse perchè ho sempre pensato che un musicista concepisce il suo proprio modo di vivere in relazione a come ha studiato, a come ha appreso gli autori, a come ha appreso determinate cose e a come si è formato, ma questo lo si potrebbe dire per tutto (ad esempio per un letterato, e così via). Però la musica è anche, sempre parlando di filosofia, quello che definiva Platone: "ritmo e ordine del movimento"; forse perchè la musica è una cosa che riesce a creare da una parte, una sorta di algoritmi matematici che devono essere, fissi ed immutabili, delle relazioni matematiche, come in una fuga, che se non sono ordinate, se non sono relazionate secondo dei meccanismi assolutamente fissi (le leggi naturali), non possono sussistere e, d'altra parte, centra sempre il tocco personale dell'autore che è quello che definisce veramente la grandezza di un brano rispetto all'altro.
Se si riporta questo in ambito generale, allora pensiamo alla grande fuga di Bach che in fondo non è grande, perchè rispetta tutti i canoni, ma è grande perchè lui è riuscito, mantenendo i canoni, a dare quel qualcosa in più. E forse è per questo motivo che mi piacciono tanto quegli autori che vengono considerati grandi, riflettendoci sopra, sono definiti così non perchè sono stati rivoluzionari, ma perchè, mantenedosi nella corretta filosofia della musica (in questi algoritmi matematici), sono riusciti a creare i grandi brani, dimostrando che, in fondo, il cervello della persona può crearsi il suo andamento. In fondo la filosofia, il modo di pensare, è un ordine interiore che uno riesce a crearsi.

La dimensione spirituale dell'uomo ha un collegamento con la musica?
La dimensione spirituale non solo ha un collegamento, per me, è l'essenza della musica. Che poi ci siano autori che abbiano dirottato la loro produzione quasi essenzialmente sul sacro, facendo coincidere lo spirituale con il sacro, questa è una scelta loro, legata al momento ed alla società in cui vivevano, ma ci sono anche personaggi che pur non avendo trattato in modo particolare la musica sacra, hanno creato un effetto e direi che, secondo me, le cose più belle siano quelle che creano un particolare effetto.
In fondo la spiritualità che cos'è: "è la dimostrazione che, attraverso la musica, si possa mostrare la grandezza che può riuscire a creare una mente umana e allo stesso modo, la povertà che ci può essere, povertà di poche regole, che riescono con un'interiorizzazione, con un modo di pensare, a creare delle grandi cose".
Io penso che gli autori che hanno fatto della musica sacra, penso a Bach, penso a Haendel, ma che non hanno fatto solo musica sacra, alla fine si rivolgevano al sacro perché quella era una giustificazione della spiritualità che volevano trasmettere, e questa è particolarmente bella; ci sono anche molti altri autori che hanno scritto musica sacra solo perché la volevano scrivere. Facendo un esempio, anche se non è bello fare esempi, se io penso alla Messa da Requiem di Verdi, è una delle musiche dove non sempre la spiritualità viene fuori, molto spesso emerge solo fracasso.
Io ritengo che ci sia molta più spiritualità in una Nona di Beethoven, anche se non è un brano sacro. Penso a Mozart, dove, nella sinfonia del Don Giovanni iniziale, c'è più spiritualità di quella che, molto spesso, si trova nei passi del Requiem. O della spiritualità che ci può essere, per esempio, nei concerti brandeburghesi di Bach che sono, in fondo, una parte abbastanza esigua rispetto alla grandezza delle cose che lui ha fatto.
La spiritualità è proprio connessa al modo di pensare, è una questione anche di pensare alla musica, come elemento che crea l'eterno. Pensando a Mayr, il maestro di Donizetti, che è un personaggio ancora poco conosciuto. Questo maestro diceva che se attraverso un passaggio musicale, in un qualsiasi punto che può essere in un'opera, oppure in un brano di musica sacra o in un brano di musica strumentale, eccetera, si riusciva a far suscitare nell'ascoltatore un senso di interiorizzazione, oppure un senso della ricerca della spiritualità, o quello che noi più volgarmente diremmo oggi un "brivido", un solo passaggio di questo, avrebbe già giustificato la vita, l'intera vita, l'intera produzione, lo studio, di un musicista. Perché questa, è la vera spiritualità: far arrivare il sentimento personale attraverso delle note, le note sono solo un'interfaccia per fare arrivare il sentimento al pubblico.



Gilberto Grassi [docente di Fagotto]:

Cos'è la musica?
Innanzitutto è un insieme di suoni che, articolati in determinate maniere, producono delle armonie, delle musiche, eccetera. Poi, di conseguenza, c'è un distinguo: tra il principio per cui è nata la musica, il fatto che l'uomo voleva riprodurre dei suoni per imitare ad esempio degli animali, e di conseguenza ha iniziato a costruire degli strumenti; e la musica come la intendiamo oggi.
Dagli inizi, piano piano, la cosa ha iniziato ad evolversi ed ha avuto una sua regolamentazione ed è diventata la musica che facciamo tuttora.
Poi ci sono dei cultori di determinati tipi di musica e cultori di altri tipi, per dire: la musica classica è una cosa, la musica lirica è un'altra cosa, la musica leggera un'altra cosa ancora, la musica jazz è un'altra cosa a mio avviso a sé stante, la musica contemporanea, per me, è un'insieme di grandi suoni e rumori che a mio avviso non esprime nulla. Quindi la musica si può distinguere in base a quello che ci esprime.
Quindi, ripeto, in principio c'era un bisogno, personale, fisiologico, di riprodurre o imitare determinate cose, determinati suoni. Di conseguenza i primi suoni erano sgraziati, erano stonati e così via. Poi, piano piano, con la ricerca personale portata al miglioramento, si sono riusciti a costruire i primi strumenti.
Se si pensa agli aborigeni che comunicavano solo attraverso rumori, battendo, ad esempio, sui rami, sugli alberi, solo per il loro fabbisogno di comunicazione e trasmissione di determinate sensazioni.
La musica che intendo io, infine, deve essere un qualcosa di piacevole da sentire, un qualcosa che ti dà delle emozioni, delle sensazioni quindi o qualsiasi altra cosa si ricerchi in essa.



Giuseppe Zudini [docente di Teoria, Solfeggio e Dettato musicale]


Cos'è la musica?
La musica che la maggior parte della gente ascolta è sostanzialmente la musica dei mass media, ed i mass media fanno solo affari e quindi lo studiare, l'entrare in contatto diretto con la musica ci fa diventare appunto, migliori, perché affina la nostra sensibilità ci fa capire le cose e le persone che ci stanno intorno ed anche il mondo che ci sta intorno.
Se noi usiamo la musica solo come consumo, possiamo ballare, trovarci in un disco-bar, ridere e scherzare ma comunque usando male quello che è la musica che invece io ritengo sia un qualcosa comunque più serio.
Anche la musica leggera potrebbe essere fatta in maniera più seria. Dobbiamo pensare che anche la maggior parte dei compositori ha attinto dal filone popolare.
Abbiamo dei patrimoni in Europa che sono sconosciuti e che diventano appannaggio solo di pochi eletti e questo scarto diventa più alto tra chi fruisce e chi produce e questo è una grande peccato. Il compositore oggi è qualcosa di pochi eletti per altri pochi eletti a meno che uno non faccia musica da film o per il teatro, che comunque sono un'altra cosa.
In generale la musica è una grande compagna.
Io vivo del mestiere di musico, ma non è facile definirla. La musica è l'arte dei suoni ma anche l'arte di tante cose, in fondo uno deve pensare anche a tutte quelle cose che ci ispirano. Ci sono gli spettacoli della natura, ci sono gli incontri con le persone, tutte le cose legate all'amicizia, all'amore. C'è dentro nella musica tutto questo. Il soffrire dell'uomo quindi, perché chiaramente i nostri rapporti e con la natura e con le altre persone non sono perfetti proprio perché abbiamo dei limiti. Se esistesse un mondo nell'aldilà sicuramente la musica sarebbe l'arte, la vera arte.

E per quanto riguarda la musica e la dimensione spirituale dell'essere umano?
Noi abbiamo esempi di persone che avevano tanti difetti o che a livello umano avevano tanti problemi e si sono espressi musicalmente a livello altissimo e questo accade anche in altre cose, in altri generi. Accade ad esempio nella pittura, nell'arte figurativa, accade nella poesia.
Certo quando noi sappiamo guardare dentro di noi, nella nostra condizione umana, sapere che abbiamo dei limiti, e sapere il nostro posto nel mondo, così saremmo anche in grado di produrre, se non solo musica, ma cose umane alte. Anche una poesia è una cosa umana alta, la poesia non solo scritta ma anche la poesia che c'è nelle cose, la poesia che c'è anche nella musica.
Non mi sento di dire altro, la musica, aiuta a vivere, a vivere meglio anche se i suoi percorsi non sono sempre facili sono dei percorsi anche faticosi, sono percorsi qualche volta anche dolorosi perché più raffiniamo le nostre capacità di interiorizzare, di diventare in una qualche maniera artisti, più ci rendiamo conto di tante cose attorno a noi e quindi si soffre anche di più. Bisogna avere pazienza, bisogna essere molto sobri, molto umili per cercare di capire, cercare di capire è già avvicinarsi alle cose profonde, e quindi alla musica.

martedì, novembre 14, 2006

Ma cos'è la musica?


Noi studiamo per poter diventare dei musicisti, fin qui non ci piove, professionisti di un'arte che dalla genesi dell'umaità ha sempre occupato una posizione predominante fra le priorità. Ma ci siamo mai chiesti cos'è per noi, non cosa rappresenta, in questo caso potremmo illustrare un'allegoria che ci sovviene, ma non è questo che si va domandando.
Se ci chiediamo cos'è la musica, dobbiamo rispondere quello che per noi è in questo momento, e lo è sempre stata, secondo noi, per l'intera umanità ovvero anche cos'era e come si è evoluta nei tempi.

Se interpelliamo wikipedia, sotto la voce musica ci sono diverse accezzioni di significato che a mio avviso potrebbero essere utilissime come punto di partenza.

  • Musica come suono: Una delle più comuni definizioni di musica è di quella di arte del suono organizzato, o - più specificatamente - di arte del produrre significati e sensazioni, più o meno complessi - e comunque di natura volontaria - organizzando suoni e silenzio. Simili definizioni - comunemente accettate - sono state ampiamente adottate sin dal Diciannovesimo secolo, quando si iniziò a studiare scientificamente la relazione tra il suono e la percezione.
  • Musica come esperienza soggettiva: Un'altra delle definizioni comuni di musica implica che la musica debba essere piacevole o melodica. Questo punto di vista tiene conto del fatto che alcuni tipi di "suono organizzato" non sono musica, mentre altri lo sono. Esistono versioni più elaborate di questa definizione che tengono conto del fatto che ciò che è considerato musica varia da cultura a cultura, e da epoca ad epoca. Questa definizione fu predominante nel Diciottesimo secolo. Mozart, per esempio, usava dire che "la musica non dimentica mai sé stessa, essa non deve mai cessare di essere musica."
  • Musica come una categoria della percezione: La definizione cognitiva, meno comune, asserisce che la musica non è semplicemente suono, o la percezione di esso, ma una rappresentazione interna che percezione, azione e memoria contribuiscono a creare. Questa definizione è influenzata dalle scienze cognitive, il cui scopo è la ricerca delle regioni del cervello responsabili dell'analisi e della memorizzazione dei vari aspetti dell'esperienza dell'ascoltare musica. Questa definizione include anche arti differenti come ad esempio la danza.
  • Musica come approfondimento storico e antropologico: Il cammino e l'evoluzione del pensiero musicale corrono di pari passo con il cammino dell'uomo nella storia. L' antropologia trova nell'etnomusicologia risposte che altri studi sull'uomo non riescono a dare.
  • Musica come costrutto sociale: Le teorie post-moderne asseriscono che, come l'arte, la musica è definita innanzitutto nel suo contesto sociale. Da questo punto di vista la musica è ciò che ognuno chiama musica, che sia fatta di silenzio, di suoni, o di performance. La famosa opera "Quattro Minuti e Trentatré Secondi" di John Cage ha origine da questa concezione della musica.
  • Musica come cura del corpo e/o dello spirito Musicoterapia: Le qualità liberatorie della musica si concretizzano da sempre dovunque nel mondo. Il benefico potere derivante dall'ascoltare musica, o dal crearne e riprodurne distingue i due rami principali riconducibili alla scienza stessa, che nascono sempre dalla radice unica, la Musica. Osservata in Europa, e nell'occidente in tempi relativamente recenti, dopo il Cinquecento, diviene strumento terapeutico vero e proprio, fino all'uso odierno che spazia dalla cura di depressioni, malattie psichiche anche molto gravi, disturbi neurovegetativi ecc. In tempi più antichi e tutt'ora in siti culturalmente poco occidentalizzati può definirsi musicoterapia un aspetto fondamentale dell'educazione civica, intesa come "consapevolezza d'esser vivi" quindi esistere. In Africa, ad esempio, fare musica con rudimentali strumenti quali semplici percussioni o flauti di bambù è patrimonio comune nella società; parimenti lo è il partecipare ballando e cantando, oltre che, ovvio, ascoltando. Fondamentale è la partecipazione alla Musica, che è eletta a cura, preghiera, dialogo, discussione nel senso più civilmente umano dei termini. In realtà il diritto civile per questi popoli si concretizza, trovando la sua più schietta espressione, proprio nella Musica.

A causa della larga gamma di definizioni, lo studio della musica è effettuato in una grande varietà di forme e metodi: lo studio del suono e delle vibrazioni (detto acustica), lo studio della teoria musicale, lo studio pratico, la musicologia, l'etnomusicologia, lo studio della storia della musica.(http://it.wikipedia.org/wiki/Musica, novembre 2006).

Quest'ultima precisazione sancisce la grande difficoltà di arginare quest'arte in una definizione, tale che si è dovuto di per forza suddividerla in varie discipline, che coprono, ognuna, alcuni aspetti di essa.

"In antichità l’insegnamento stesso della musica si proponeva ben altri scopi che quello di essere una mera propedeutica all’attività pratica del canto, e introduceva piuttosto ad una dimensione problematica volta in tutti i sensi ai fini della conoscenza: conoscenza metafisica, teologica, cosmologica e fisica. La musica, insieme ad aritmetica, geometria e astronomia, rientrava infatti nel quadrivium, cioè il corso di studi in cui era posta la base della conoscenza scientifica e filosofica. Tale conoscenza, completata dalle scienze della parola, cioè dal trivium (grammatica, retorica e logica), costituiva il ciclo delle sette "arti liberali" (ricordiamo che nel Medioevo ars e scientia sono di fatto sinonimi). Nell'ambito del quadrivium, poi, l’aritmetica costituiva il fondamento della conoscenza scientifica, ma la musica ne era considerato il compimento, perché comprendeva nei suoi ambiti problematici tanto la scienza dei numeri, quanto la scienza del moto degli astri, quanto le regole dei metri verbali desunti dalla retorica. Oltre a essere una conoscenza finalizzata alla comprensione della realtà, era inoltre considerata come una scienza applicata, mediante la quale l’ordine insito nelle relazioni tra i numeri poteva essere reso manifesto e dunque trasmesso all’anima - aspetto questo che viene sottolineato da tutti i teorici medievali a partire da Boezio e dal suo De institutione musica (scritto intorno al 500 d.C.) che fu il trattato di riferimento per lo studio dell’ars musica durante gli otto secoli successivi.

Agli occhi del dotto medievale quindi la musica rappresentava un incontro tra filosofia, teologia e pratica liturgica, l’una riflesso dell’altra su piani differenti. Seguendo la lezione del Timeo platonico, la teoria musicale veniva vista come applicazione dell’ordine numerico su cui l’intero cosmo era fondato. Il canto era invece eco dei cori angelici in sempiterna lode del Creatore. In questa prospettiva, il concetto di harmonia veniva letto in chiave esemplaristica, ossia come processo di manifestazione dell’ordine archetipico nella gerarchia dell’Essere universale. La musica strumentale era qui imitazione della musica vocale. Questa era a sua volta l’immagine nel tempo e nello spazio del canto angelico, superiore alla dimensione temporale e udibile solo attraverso l’"orecchio del cuore" (simbolicamente, la conoscenza interioritatis hominis). I cori angelici ("Trisagio", "Alleluia") costituivano infine lode e manifestazione nel suono metafisico della Perfezione divina, assimilata apofaticamente al silenzio.

La teoria aritmetica delle proporzioni numeriche, in cui si descrivono vuoi le relazioni tra note musicali vuoi i ritmi, era a sua volta concepita esemplaristicamente come copia dell’ordine noumenico insito nella "mente di Dio".

Si comprenderà di conseguenza come i giudizi dei teorici medievali sull’importanza della musica non fossero improntati da mera retorica, bensì determinati da precise ragioni. Ad esempio Isidoro di Siviglia dice: "Senza la musica nessuna disciplina può considerarsi perfetta, non vi è infatti nulla che sia senza di essa" (Etymologiae III, 16).

Contrariamente a quanto avvenne in Occidente dal Rinascimento in poi, fino al Trecento colui che conosceva la musica nei suoi principi filosofici e teorici era considerato del tutto superiore all’artista: il musicus era infatti il filosofo e non il compositore né tanto meno l’esecutore." (http://lgxserver.uniba.it/lei/filmusica/fmclmed1.htm, novembre 2006)

Ciò significa che il significato e l'importanza della disciplina che noi tanto studiamo si è modificata nei secoli prendendo diverse pieghe a seconda del viaggio del pensiero.
Si potrebbe così fare una lunghissima argomentazione su quello che è stato della musica dalla preistoria fino ad oggi, e forse per varie tappe lo faremo nello spazio a nostra disposizione ogni mercoledì. Ma quello che in questo post si voleva argomentare era poprio la riflessione su che cos'è la musica.

«In tutte le società conosciute, la musica è una delle forme primarie di espressione della cultura. Nei canti, miti e racconti del folclore orale così come nella poesia scritta, nel teatro e nella prosa, la musica e gli strumenti musicali sono comuni non solo perché sono parte della vita quotidiana, ma anche perché sono una parte importante di ciò che è considerato esperienza spirituale e sacra.
L'esperienza spirituale comprende non solo eventi di natura strettamente religiosa, come la celebrazione di rituali, ma anche le condizioni di esperienza emotivamente e fisiologicamente intensificata che possono essere indotte dal suono degli strumenti musicali o dalla voce che canta e dalla partecipazione alla danza.»
Hugh de FerrantiIn questo caso si evoca la dimensione sacra del produrre suoni, ma vi sono molte, moltissime dimensioni e senza dubbio ognuna è vera se arginata in un suo contesto. Di conseguenza non possiamo che assegnare una priorità per via empirica in base alla maggioranza dei punti di vista.
Grazie al nostro blog, è possibile dire la propria tramite i commenti o scriveteci una mail posteremo tutte le risposte.
Cos'è la musica? Restiamo in attesa.


Nel frattempo posso darvi la mia visione della situazione, definirei la musica come:

"Quella comoda forma di culla nella quale il nostro animo sempre si rannicchia. Forma che si plasma a seconda della tipologia di suono e ritmo, giacchè la musica è suono e ritmo. Significa che questa forma possiamo plasmarla, riprodurla, ammirarla, generarla a seconda appunto dello stato d'animo a crearsi.
L'animo invece fa parte della nostra dimensione spirituale, ordito segreto della nostra realtà terrena, senza di esso ci sentiremmo persi, per fortuna che in questo secolo c'è ancora la musica  che ci rimembra la sua esistenza."

Vi lascerò con quest'ultima citazione:
Dove le parole finiscono, inizia la musica. (Heinrich Heine)

lunedì, novembre 13, 2006

Terza Rassegna Jazz del FVG

tre simpaticoni

La rassegna del Jazz, del FVG ha districato le sue note nell'aria di Udine giovedì, venerdì e sabato scorso all'interno della Sala Madrassi sita in via Gemona.
Al di là di quello che ha rappresentato, per la società organizzatrice, per il pubblico e tutte le persone coinvolte, dando spazio a tantissimi gruppi e stiracchiando l'insieme Jazz in molti dei suoi sottoinsiemi, è stata anche una manifestazione fondamentale per quella che è la piazza musicale della città. La sala era piena, lo spettacolo ricordava i vecchi film in bianco e nero o i tanti sogni che molti di noi fanno, di poter respirare ancora quell'atmosfera dualistica, allo stesso tempo eccitante e rilassante, parte integrante dei locali Jazz anni '30.
Adesso il Jazz fa parte della cultura musicale alta, lo si ascolta nei teatri, nei localini d'èlite ed in tutti quei luoghi dove lo spettatore ha la possibilità di raccogliersi ed ascoltare in santa pace. A differenza quindi di tempo fa quando anche nei locali di maggiore eterogeneità di clientela si ballava a tempo di swing.

Quindi è in onore del sogno di poter ancora, in un prossimo futuro, entrare in un Cotton Club, vedere uno spettacolo con i più bravi musicisti e ballerini del mondo sorseggiando un whisky on the rocks, che la foto della settimana viene proprio dagli interni della Sala Madrassi. E' stata scattata nell'anticamera della sala, dove era stata allestita una mostra di vecchi sassofoni, a disposizione anche per la prova.
A rovinare la foto, sopra ai sax, tre studenti del nostro Conservatorio per i quali vi sfido ad indovinare l'identità.

sabato, novembre 11, 2006

I concerti esame - video

In queste ultime settimane si sono tenuti i concerti esame del biennio specialistico.
Con la mia fida macchinina fotografica sono riuscito a fare un paio di video da mostrarvi.

Il primo pezzo è tratto dalla suite n.1 per flauto e pianoforte op. 34 di Charles-Marie Widor (1844 - 1937)
flauto Giulia Carlutti
pianoforte prof.ssa Franca Bertoli

Il secondo è un'ensemble di arpe, flauti, pianoforte e voce narrante tratta dalla Chancon de bilitis di Claude Debussy (1862 - 1918)
Flauti Giulia Carlutti e Cinzia Cruder
Arpe Silvia Vicario e Vlasta Hribar
Pianoforte Francesco Gioia
Voce recitante Claudia Grimaz



venerdì, novembre 10, 2006

Brad Meldhau, i viaggi nell'improvvisazione.

Di venerdì, da ora in poi, ci sarà lo spazio per una critica, una recensione di uno spettacolo, o di un intervista.

Mi raccomando se vi capita di vedere uno spettacolo, interno all'istituto o esterno, inviateci una mail con la critica, sarà senz'altro pubblicata.

Siamo andati a sentire Brad Mehldau nell'auditorium di Pagnacco il 3 novembre scorso.
La fama già lo precedeva quasi che si riteneva impossibile non andarlo a sentire e ciò è stato, ed ora vi raccontiamo cosa abbiamo visto:




Una ballerina, che pattina su di un lago ghiacciato; inizia a danzare, prima con movimenti lenti ed aggraziati, calibrando ogni mossa, considerando anche il minimo gesto come anche un cenno, fosse fondamentale alla riuscita del ballo. Poi il ghiaccio si rompe, ed ogni crepa s'ingrossa con una vena che lentamente avanza sino a raggiungere la riva. Allora la nostra pattinatrice inizia a fluttuare, sempre più precipitosamente galleggia in aria, la temperatura si riscalda, il ghiaccio continua a sciogliersi ma oramai non ha più importanza. Lo scenario cambia e la ballerina inizia a viaggiare, e viaggiare. Ma il ciclo del viaggio, proprio perché si parla di ciclo, ha la necessità di un ritorno a casa e questo avviene lentamente, come da principio. Il fluttuare riporta la fanciulla verso il lago, la temperatura si raffredda, tutto rallenta e torna all'iniziale "normalità". E scende il buio quando gli argentati pattini riaccarezzano il fondo di nuovo ghiacciato.

Può sembrare solo una piccola storia, può parere solo una personale opinione, ma se si paragona quest'allegoria ad ogni brano che quella sera, all'interno dell''auditorium di Pagnacco, Brad Mehldau ha proposto al suo ansioso pubblico, forse si può avere una, seppur modesta, idea di ciò che è realmente avvenuto grazie alla sua arte.
Uno Steinway, completamente aperto, al centro della sala, un semplice telone scuro a fare da scenografia, ed un giovane che con maniere molto posate entra in scena, si inchina ed appena l'applauso termina incomincia a flirtare con i tasti del pianoforte. La scena sarà sempre quella: l'applauso, lungo, generoso, lo scroscio che termina e già si ode una nota che ricompone gli entusiasmi e concilia al raccoglimento.

Si sta parlando di un pianista jazz, bianco, giovane, americano, già famosissimo in tutto il mondo, la cui fama che l'aveva preceduto, ha incrementato le aspettative del pubblico, a mio avviso ampiamente soddisfatte con tre bis ed una standing ovation finale.

Brad Mehldau aveva preparato per il suo pubblico una decina di brani che definirei viaggi interiori della sua sensibilità. Ogni pezzo proposto durava dai 15 ai 20 minuti, senza mai alzare lo sguardo, ondeggiando con le note da lui stesso prodotte. E' stato un concerto che sapeva tanto di interiorità, un dialogo con il piano, coscienzioso ed intimo. In genere l'attacco era sempre lento, melee tanto che ci si sarebbe aspettato di sentire un canto, una voce, che accompagnasse le note; ed il canto c'era, la sua mano destra vagava in cerca di piacevoli e semplici melodie. Come in quelle scene cinematografiche dove l'attore prende il treno e guarda fuori dal finestrino pensando alla sua vita ed al suo futuro, e mentre le immagini scorrono nella sua mente, una melodia corrobora il tutto impastando la scena.
La musica che trascendeva dalle mani di Mehldau, dopo il romaniticissimo inizio, ha preso lentamente le pieghe del jazz alternando le mani come si alternano le voci soliste di un gruppo. Nulla di particolarmente virtuoso, nessun fortissimo con trenta f, nessun particolare salto di mille ottave, solo un genio che pur restando in 4 ottave di estensione, toccando solo tal volta i registri più gravi e quasi mai andando in acuto, riusciva con ogni trapasso a far meravigliare e poi a far esplodere il pubblico che, attonito, si rendeva conto solo dopo qualche secondo, che il brano era finito, non volendo dolorosmente accorgersi del suo termine.
Quindi romantiche melodie, tanto ma tanto jazz, spaziando nel blues e talvolta nel ragtime e molto spesso nel classico provenendo come scuola d'infanzia da quest'ultima tradizione.
Il quinto brano mi ha particolarmente colpito. Era quasi un notturno, bellissimo e di una dolcezza incantevole, lento e profondo, come il blu dell'oceano. E dopo una decina di minuti di navigazione per questa meraviglia, come un'onda che s'increspa, parte una scala jazz, si perfeziona, si modifica, si conclude, ed il blu dell'oceano riprende la sua placida e romantica formazione.

In definitiva un concerto di un artista a mio avviso che non bisognava da perdere. Parlava di jazz ma parlava soprattutto di musica e di come essa riesce a descrivere l'anima, solamente dipingendo nell'aria delle note. Uno spettacolo che aveva molto dell'introspettivo ma che permetteva anche a chi era là, seduto quella sera, di apprezzare alcune nuove frontiere del jazz contemporaneo per piano solo, ed alcune originali interpretazioni di una musica che non smetterà mai di farci stupire e di scatenare standing ovations e generosi applausi.

mercoledì, novembre 08, 2006

Il nuovo logo e la Sezione Aurea

Siamo di Mercoledì, e come ogni mercoledì da ora in poi, posteremo un argomento che potrà riguardare qualsiasi tema ma guardandosi bene che il tutto abbia un collegamento con la musica o con il nostro Conservatorio.

Questo che vedete qui a fianco è il nuovo logo del nostro Conservatorio.
Se vedete un CD, da ora in poi, o una lettera o un gadget o qualsiasi cosa abbia quel disegnino impresso, allora riguarderà il Conservatorio "J.Tomadini" di Udine.

Logo che oltre a recare la scritta nominativa dell'Istituto, rappresenta il rigo musicale che impazzisce. Rigo in bianco su sfondo nero, ma sarà possibile anche trovare un rigo dorato o di qualche altro colore, sempre su sfondo nero o comunque scuro.

Fino a qui è chiara la questione, ma la cosa interessante è che il rigo non impazzisce a caso ma in base ad una rappresentazione della sezione aurea e di ciò che ne consegue.

E da qui parte il nostro argomento di oggi. Cos'è la sezione aurea? Da dove deriva? Perchè aurea? Cosa centra con la musica?...e così via.




La sezione aurea fu studiata dai Pitagorici i quali scoprirono che il lato del decagono regolare inscritto in una circonferenza di raggio r è la sezione aurea del raggio e costruirono anche il pentagono regolare intrecciato o stellato, o stella a 5 punte che i Pitagorici chiamarono pentagramma e considerarono simbolo dell'armonia.
A partire dal Rinascimento la Sectio Aurea acquista il crisma della bellezza estetica. Secondo Luca Pacioli ed Albrecht Durer, la SectioAurea o numero d'Oro, era l'elemento proporzionale analogico tra la figura umana e la natura oggettiva.
In botanica, fisica, zoologia, architettura, pittura e musica, oltre che in geometria in alcune relazioni riguardanti i poligoni regolari, la sezione aurea interviene in modo inesistente. Essa, che non è altro che un semplice rapporto di numeri, si incontra ovunque, in natura, come nella scienza e nell'arte, e "contribuisce alla bellezza di tutto ciò che circonda".
L'equilibrio armonico che si percepisce nelle opere dell'arte classica e rinascimentale è il risultato di un'impostazione che si realizza in alcuni principi compositivi come l'utilizzo della sezione aurea. In realtà vari esperimenti suggeriscono che la percezione umana mostra una naturale preferenza per le proporzioni in accordo con la sezione aurea.

Dal punto di vista matematico la sezione aurea (nota anche come rapporto aureo, numero aureo, costante di Fidia e proporzione divina), è indicata abitualmente con la lettera greca Φ (phi), corrisponde al numero: \phi = \frac{1 + \sqrt{5}}{2} \approx 1.61803398874989484\dotsImmagine:Segmento_sezione_aurea.png



Graficamente, la sezione aurea può essere rappresentata da un segmento diviso in due parti a e b, tali che il rapporto tra l'intero segmento a+b e la parte più lunga a sia uguale al rapporto tra la parte più lunga a e la parte più corta b:

\frac{a+b}{a} = \frac{a}{b}.

Anche le due parti a e b così ottenute sono tra loro in rapporto aureo, così come la parte più piccola con la differenza tra le due parti:


\frac{a}{b} = \frac{b}{a-b}.

Dato un segmento di lunghezza 1, la sezione aurea può essere rappresentata algebricamente con la seguente proporzione:

1 : x = (x - 1) : 1 \,\!
che, dopo alcuni passaggi, può essere riscritta come:

x^2 - x - 1 = 0  \,\!

Questa equazione ha un'unica soluzione positiva:

x = \frac{1 + \sqrt{5}}{2} = \phi
Φ è un numero irrazionale, ed è l'unico numero reale per cui

\phi^2 = \phi + 1\
\phi-1=\frac{1}{\phi}.

La sezione aurea è legata alla sequenza di Fibonacci. Il rapporto tra due termini consecutivi {Fn + 1}, {Fn} di tale sequenza tende a Φ.
{\mathop \phi = {\lim_{n \to +\infty}} {{F_{n+1}} \over F_n}}
Φ è inoltre l'unità fondamentale del campo numerico algebrico \mathbb{Q}(\sqrt{5}) ed è un numero di Pisot-Vijayaraghavan.
La sezione aurea ha interessanti proprietà se utilizzata come base di un sistema di numerazione.


RETTANGOLO AUREO


TRIANGOLO CON ANGOLI DI MISURA: 72°, 72°, 36°.
Dato un triangolo isoscele i cui angoli alla base misurano 72° ciascuno, e l’angolo al vertice misura 36°, la bisettrice di un angolo alla base divide il lato obliquo opposto nel punto d’intersezione in due segmenti in modo tale da creare una sezione aurea. Infatti il triangolo ABC è simile al triangolo BCD. E da questo risulta che:

AC:BC=BD:DC
e dunque:
AC:AD=AD:DC


TRIANGOLO CON ANGOLI DI MISURA: 36°, 36°, 108°.
Dato un triangolo isoscele i cui angoli alla base misurano 36° ciascuno, e l’angolo al vertice misura 108°, il lato obliquo e la differenza tra la base e il lato obliquo danno vita a una sezione aurea. Infatti il triangolo CDE è simile al triangolo ABD della figura precedente.


PENTAGONO E TRIANGOLI IN ESSO CONTENUTI
All’interno di un pentagono, ogni lato forma con due diagonali (il segmento che unisce due punti non adiacenti) un triangolo dagli angoli con misura 72°, 72°, 36°, con le proprietà spiegate in precedenza. Ogni lato forma, con il punto d’incontro di due diagonali consecutive, un triangolo dagli angoli 36°, 36°, 108°, con le proprietà descritte in precedenza. Cioè il lato del pentagono regolare è la sezione aurea di una sua diagonale e il punto d' intersezione tra due diagonali divide ciascuna di esse in due segmenti che stanno nel rapporto aureo.


SPIRALE AUREA


Se all’interno di un rettangolo aureo si disegna un quadrato con lato uguale al lato minore del rettangolo, il rettangolo differenza sarà anch’esso un rettangolo aureo. Si ripeta l’operazione per almeno cinque volte al fine di avere un effetto visivo adeguato. Si punti la punta del compasso sul vertice del quadrato che giace sul lato lungo del rettangolo e si tracci l’arco che unisce i gli estremi dei due lati che formano l'angolo scelto. Si ripete l'operazione per ogni quadrato disegnato in modo da creare una linea continua.

AVVICINANDOSI ALLA MUSICA
Euclide, primo a trattare in modo esplicito di S.A. C'invita a risolvere il seguente problema:

«Dividere una retta data in modo che il rettangolo compreso da tutta la retta e da una delle parti sia uguale al quadrato della parte rimanente».

Proposizione elegante ed affascinate, ma che per il suo aspetto prettamente geometrico potrebbe forse risultare di non semplice — o comunque non d'immediata comprensione — a tutti coloro che non hanno fatto, contemporaneamente alla musica, anche della matematica e della geometria il proprio pane quotidiano.

Ma il nostro Euclide — un po' più avanti nel suo trattato — esporrà poi la famosa «definizione IIIa», la cui formula d'apertura, per i molti secoli a venire, verrà adottata da tutti gli studiosi come la più autentica espressione del concetto di S.A.

«Si dice che una retta risulta divisa in estrema e media ragione, quando tutta quanta la retta sta alla parte maggiore di essa come la parte maggiore sta a quella minore».

A toglierci dall'imbarazzo della “definizione” sarà il matematico italiano Leonardo Fibonacci (Leonardo Pisano) che, dopo aver “navigato” in lungo e in largo nella cultura arabo-matematica, nel 1202 ci consegnerà il suo famoso trattato intitolato Liber Abbaci. Lì, fra le altre migliaia di cose riportate, in un breve capitoletto e tramite un simpatico quanto efficace “quesito” (“proposizione” se volete) sulla prolificità dei conigli, il Fibonacci esporrà, senza peraltro rivelarci espressamente alcunché, una “magica” quanto antica serie numerica che solo in tempi più recenti prenderà poi il suo nome.

Questi i primi tredici termini della futura e denominata «Serie di Fibonacci», che compaiono nel Liber Abbaci (Fibonacci 1857:284) in relazione a quell'ipotetico e “curioso” numero progressivo di coppie di conigli procreate nel corso di un anno (Quot paria...):

1.2.3.5.8.13.21.34.55.89.144.233.377.16

Questa serie matematica ricorrente possiede numerose ed interessanti proprietà. Citeremo: 1) la più evidente, cioè che ogni numero è la somma dei due precedenti; 2) la più straordinaria (al caso nostro), ossia che tre numeri consecutivi estrapolati in un punto qualsiasi della successione (fatta eccezione per i primissimi termini) sono, grazie ad una straordinaria approssimazione, eccellenti valori numerici per la realizzazione di segmenti in proporzione aurea.

Ora, se dal punto di vista pratico l'applicazione di proporzioni auree nelle arti visive (pittura e architettura ad esempio) può essere facilmente intuito (ovvero una suddivisione più o meno elaborata dello spazio in porzioni auree) in campo musicale — causa non indifferente il fattore «tempo» — la faccenda risulta assai più complessa.

Per fare un primo semplice esempio, immaginiamo l'ascolto di un brano musicale composto da 144 battute in 4/4, e che all'attacco della mis. 90 sia contraddistinto da un evento timbrico, dinamico o formale di notevole rilievo, o comunque tale, da farci percepire nettamente la transizione dal primo segmento di 89 btt. al successivo di 55. In teoria, in fase di ascolto, dovrebbe aver luogo una percezione auditiva delle due sezioni del brano in proporzione aurea; a patto però, che la scansione metronomica del «tempo musicale» sia sufficientemente regolare, metronomicamente costante cioè, così da garantire una corrispondenza fra lo scorrere del «tempo cronometrico» e il numero di battute del brano. Sarebbe infatti sufficiente una diminuzione agogica a metà dell'esecuzione, per rendere nullo l'effetto di S.A. fra i due “segmenti”; le cui proporzioni, nel caso della nostra elementare esemplificazione, dipendono esclusivamente dalla sequenza e durata numerico-temporale delle battute.



Par maggiori informazioni andate qui:
http://www.sectioaurea.com/sectioaurea/S.A.&Musica.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Sezione_aurea
http://www.liceoberchet.it/ricerche/sezioneaurea/presentaz.htm



lunedì, novembre 06, 2006

Pronti, Via!!!!


Cari studenticchi e studenticchie,

che vi fate accarezzare il capo dalle foglie cadenti, che vi fate rinfrescare e punzecchiare dall'autunno che disperde le sue energie nell'aere, che non vedevate l'ora di iniziare le lezioni e l'anno accademico. Beh, da oggi (anzi veramente da venerdì scorso) è iniziato l'anno 2006/07.

Benvenuti nuovi fanciulli e fanciulle, bentornati a tutti gli altri, ben arrivati agli erasmus, in bocca al lupo.

Il blog della Consulta quest'anno ha cambiato faccia, corpo e mente, come già accennato qualche post fa e come notate dall'impaginazione e dai colori.
Ci sono stati un po' di fastidi di percorso ma pochettino dopo pochettino ce la stiamo facendo ad indossare la veste definitiva. Conto sui commenti e suggerimenti di tutti.

Il lunedì di ogni settimana arriverà una fotina, la fotina della settimana scelta da noi webmaster tra quelle che ci avete inviato o tra quelle scattate da noi nel corso del tempo.

Buon inizio a tutti!!




Una settimana importante per il nostro Conservatorio di Udine perchè quest'anno ci sono stati i primi super-laureati al biennio specialistico per i quali siamo orgogliosi e a cui facciamo un sacco di complimenti.
Quindi congratulazioni a

Davide Liani - mitico Cornista
Maddalena D'Ambrosio - mitica Clarinettista
Manuel Tomadin - mitico Clavicembalista
Roberto Sant Agati - mitico Trombettista
Tatiana Donis - mitica Arpista

Mitici perchè oramai vecchi, siete nella leggenda del nostro istituto.




La foto di oggi è stata scattata a Camino al Tagliamento, il 1° novembre 2006. Durante un concerto dove sulla scena si sono scambiati alcuni fra i migliori di noi. Solisti e gruppi.
La fanciulla che si inchina è la nostra Vlasta Hribar, apripista arpista dello spettacolo.