mercoledì, novembre 22, 2006

Il genio e la cazzuola


!!DOMANI PORFIDO!!

Questi due fanciulli mi hanno pregato di scrivere questa didascalia, e probabilmente nei prossimi giorni vedrete questi due nostri ormai ex studenti del conservatorio in qualche cantiere con un elmetto giallo e la cazzuola in mano.
Erano pianisti fino all'altra sera ma dopo aver sentito il concerto di Grigory Sokolov al Teatro G. da Udine, credo uno dei pianisti membri della squadra olimpica mondiale e con olimpica intendo proveniente dal monte Olimpo, hanno optato per appendere il pianoforte al chiodo e dedicarsi ad altre mansioni in cui sicuramente potranno eccellere.
Approfittando del congedo dei nostri oramai ex compagni, mi collego all'argomento che vorremmo proporre oggi, ossia la genialità.
L'argomento è molto vasto ma il nostro scopo è quello di proporre nuovi spunti di riflessione sui quali partire.
Innanzitutto quando è che abbiamo la sensazione di ascoltare un genio? E che cos'è un genio?

Credo che quando sentiamo un'esecuzione così perfetta e meravigliosa tale che, immaginando la possibilità di riproduzione della stessa in base alle nostre possibilità, mai, neanche a distanza di secoli, saremmo capaci di imitarla, allora forse pensiamo al genio (forse come giustificazione della sua "soprannaturalità" in modo da bilanciare la nostra inettitudine a riguardo, con un sorriso).
Credo inoltre che quando siamo dinanzi ad una persona che giunge a conclusioni o ad esecuzioni perfette con molta più facilità delle nostre, se tale distacco è enorme, allora penseremo al genio.
Sotto sotto, c'è un procedimento mentale di bilanciamento della nostra autostima. Se vediamo qualcuno superiore a noi, allora dovrà di per forza aver vissuto di meno in altri ambiti, o aver avuto più tempo, ecc. o essere un genio.
"Per autostima e identità: s'intende il bisogno di una valutazione positiva della propria personalità da parte degli altri. L'origine di ciò va ricercata nel fatto che il bambino è portato ad accettare i giudizi dei genitori, sicché da adulto tenderà a ricercare o riprodurre situazioni che lo portino ad acquisire valutazioni analoghe a quelle fornitegli dai genitori.

Legata all'autostima è la pulsione della coerenza interna, ossia la definizione di un'immagine di sé coerente con le esperienze già vissute, o comunque legata ad esse. E' questo che permette alla persona di ritenersi, nel contempo, uguale e diversa dagli altri. L'individuo deve cercare di fornire un'immagine di sé che sia proponibile a accettabile. Cosa che non avviene quando cerca d'imporla con intransigente fermezza o quando non tiene conto delle proposte altrui"(http://www.homolaicus.com/uomo-donna/piscologia_sociale.htm, nov 2006).

Raccogliendo quindi ciò che abbiamo appena detto possiamo dare già una definizione di genio:

- Chi riesce prima di tutti ad acquistare padronanza di un qualcosa in una o più discipline.

Ma spesso, per quanto riguarda un musicista, come tutti noi sappiamo è difficile suonare a memoria un concerto senza un pelo di studio, di conseguenza il genio in questo caso è:

- Chi ha acquisito un corretto ed eccezionale metodo di studio.

Con ciò si sancisce l'esistenza ma allo stesso tempo, forse, la morte del genio, favorendo la nascita di individui con grande forza di volontà e dedizione allo studio che dopo tanto lavoro si mascherano da geni.
E qui le definizioni salgono a quattro:

- Un genio è chi ha del talento per una disciplina;
- Un genio è chi non fa fatica per raggiungere il massimo in una disciplina.
(Talento:predisposizione, particolare capacità e abilità nel fare qualcosa)

Si giunge alla prima affermazione pensando al fatto che un corretto metodo di studio può essere sostituito dal talento che permette al fortunato di aver già a priori acquisito quei meccanismi che per altri saranno frutto di un sudato lavoro. Quindi utilizzando la logica aristotelica: chi ha del talento non fa fatica, chi ha del talento è un genio, il genio non fa fatica.
Forse questa è forse un'utopia presente nella credenza popolare senza corrette analogie nella vita reale, ma senza dubbio è una delle prime conclusioni che la nostre mente attribuisce al concetto di genio.

Einstein diceva che la differenza fra la genialità e la stupidità è che la genialità ha i suoi limiti.
E forse fra questi limiti c'è l'umanità, il particolare talento per una sola determinata materia, l'illusione di superiorità del genio mentre nel retroscena, forse, c'è un disumano lavoro e studio per il raggiungimento di quei determinati risultati.

Proverbi italiani
  • Con la fatica soltanto nessuno divenne mai genio.
  • Dove trovi il genio, trovi in pari tempo una corona di martire.
  • I geni s'incontrano.
  • Il genio è una follia divina.
  • Il genio è una lunga pazienza.
  • Il genio mai non sazia.
  • Il genio non ha bisogno di lettere di nobiltà.
  • Il genio si fabbrica il cielo coi propri sogni.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Chi è quel genio che ha scritto questo post??

Anonima ignota

p.s. Comunque condivido dalla prima all'ultima parola anche se dubito che un bimboccio che fa i capricci di paganini a sei anni possa non sentirsi superiore pensando alla mezz'ora di studio che ha "sprecato" per metterli in cantiere....ma comunuque......studiate!