martedì, novembre 14, 2006

Ma cos'è la musica?


Noi studiamo per poter diventare dei musicisti, fin qui non ci piove, professionisti di un'arte che dalla genesi dell'umaità ha sempre occupato una posizione predominante fra le priorità. Ma ci siamo mai chiesti cos'è per noi, non cosa rappresenta, in questo caso potremmo illustrare un'allegoria che ci sovviene, ma non è questo che si va domandando.
Se ci chiediamo cos'è la musica, dobbiamo rispondere quello che per noi è in questo momento, e lo è sempre stata, secondo noi, per l'intera umanità ovvero anche cos'era e come si è evoluta nei tempi.

Se interpelliamo wikipedia, sotto la voce musica ci sono diverse accezzioni di significato che a mio avviso potrebbero essere utilissime come punto di partenza.

  • Musica come suono: Una delle più comuni definizioni di musica è di quella di arte del suono organizzato, o - più specificatamente - di arte del produrre significati e sensazioni, più o meno complessi - e comunque di natura volontaria - organizzando suoni e silenzio. Simili definizioni - comunemente accettate - sono state ampiamente adottate sin dal Diciannovesimo secolo, quando si iniziò a studiare scientificamente la relazione tra il suono e la percezione.
  • Musica come esperienza soggettiva: Un'altra delle definizioni comuni di musica implica che la musica debba essere piacevole o melodica. Questo punto di vista tiene conto del fatto che alcuni tipi di "suono organizzato" non sono musica, mentre altri lo sono. Esistono versioni più elaborate di questa definizione che tengono conto del fatto che ciò che è considerato musica varia da cultura a cultura, e da epoca ad epoca. Questa definizione fu predominante nel Diciottesimo secolo. Mozart, per esempio, usava dire che "la musica non dimentica mai sé stessa, essa non deve mai cessare di essere musica."
  • Musica come una categoria della percezione: La definizione cognitiva, meno comune, asserisce che la musica non è semplicemente suono, o la percezione di esso, ma una rappresentazione interna che percezione, azione e memoria contribuiscono a creare. Questa definizione è influenzata dalle scienze cognitive, il cui scopo è la ricerca delle regioni del cervello responsabili dell'analisi e della memorizzazione dei vari aspetti dell'esperienza dell'ascoltare musica. Questa definizione include anche arti differenti come ad esempio la danza.
  • Musica come approfondimento storico e antropologico: Il cammino e l'evoluzione del pensiero musicale corrono di pari passo con il cammino dell'uomo nella storia. L' antropologia trova nell'etnomusicologia risposte che altri studi sull'uomo non riescono a dare.
  • Musica come costrutto sociale: Le teorie post-moderne asseriscono che, come l'arte, la musica è definita innanzitutto nel suo contesto sociale. Da questo punto di vista la musica è ciò che ognuno chiama musica, che sia fatta di silenzio, di suoni, o di performance. La famosa opera "Quattro Minuti e Trentatré Secondi" di John Cage ha origine da questa concezione della musica.
  • Musica come cura del corpo e/o dello spirito Musicoterapia: Le qualità liberatorie della musica si concretizzano da sempre dovunque nel mondo. Il benefico potere derivante dall'ascoltare musica, o dal crearne e riprodurne distingue i due rami principali riconducibili alla scienza stessa, che nascono sempre dalla radice unica, la Musica. Osservata in Europa, e nell'occidente in tempi relativamente recenti, dopo il Cinquecento, diviene strumento terapeutico vero e proprio, fino all'uso odierno che spazia dalla cura di depressioni, malattie psichiche anche molto gravi, disturbi neurovegetativi ecc. In tempi più antichi e tutt'ora in siti culturalmente poco occidentalizzati può definirsi musicoterapia un aspetto fondamentale dell'educazione civica, intesa come "consapevolezza d'esser vivi" quindi esistere. In Africa, ad esempio, fare musica con rudimentali strumenti quali semplici percussioni o flauti di bambù è patrimonio comune nella società; parimenti lo è il partecipare ballando e cantando, oltre che, ovvio, ascoltando. Fondamentale è la partecipazione alla Musica, che è eletta a cura, preghiera, dialogo, discussione nel senso più civilmente umano dei termini. In realtà il diritto civile per questi popoli si concretizza, trovando la sua più schietta espressione, proprio nella Musica.

A causa della larga gamma di definizioni, lo studio della musica è effettuato in una grande varietà di forme e metodi: lo studio del suono e delle vibrazioni (detto acustica), lo studio della teoria musicale, lo studio pratico, la musicologia, l'etnomusicologia, lo studio della storia della musica.(http://it.wikipedia.org/wiki/Musica, novembre 2006).

Quest'ultima precisazione sancisce la grande difficoltà di arginare quest'arte in una definizione, tale che si è dovuto di per forza suddividerla in varie discipline, che coprono, ognuna, alcuni aspetti di essa.

"In antichità l’insegnamento stesso della musica si proponeva ben altri scopi che quello di essere una mera propedeutica all’attività pratica del canto, e introduceva piuttosto ad una dimensione problematica volta in tutti i sensi ai fini della conoscenza: conoscenza metafisica, teologica, cosmologica e fisica. La musica, insieme ad aritmetica, geometria e astronomia, rientrava infatti nel quadrivium, cioè il corso di studi in cui era posta la base della conoscenza scientifica e filosofica. Tale conoscenza, completata dalle scienze della parola, cioè dal trivium (grammatica, retorica e logica), costituiva il ciclo delle sette "arti liberali" (ricordiamo che nel Medioevo ars e scientia sono di fatto sinonimi). Nell'ambito del quadrivium, poi, l’aritmetica costituiva il fondamento della conoscenza scientifica, ma la musica ne era considerato il compimento, perché comprendeva nei suoi ambiti problematici tanto la scienza dei numeri, quanto la scienza del moto degli astri, quanto le regole dei metri verbali desunti dalla retorica. Oltre a essere una conoscenza finalizzata alla comprensione della realtà, era inoltre considerata come una scienza applicata, mediante la quale l’ordine insito nelle relazioni tra i numeri poteva essere reso manifesto e dunque trasmesso all’anima - aspetto questo che viene sottolineato da tutti i teorici medievali a partire da Boezio e dal suo De institutione musica (scritto intorno al 500 d.C.) che fu il trattato di riferimento per lo studio dell’ars musica durante gli otto secoli successivi.

Agli occhi del dotto medievale quindi la musica rappresentava un incontro tra filosofia, teologia e pratica liturgica, l’una riflesso dell’altra su piani differenti. Seguendo la lezione del Timeo platonico, la teoria musicale veniva vista come applicazione dell’ordine numerico su cui l’intero cosmo era fondato. Il canto era invece eco dei cori angelici in sempiterna lode del Creatore. In questa prospettiva, il concetto di harmonia veniva letto in chiave esemplaristica, ossia come processo di manifestazione dell’ordine archetipico nella gerarchia dell’Essere universale. La musica strumentale era qui imitazione della musica vocale. Questa era a sua volta l’immagine nel tempo e nello spazio del canto angelico, superiore alla dimensione temporale e udibile solo attraverso l’"orecchio del cuore" (simbolicamente, la conoscenza interioritatis hominis). I cori angelici ("Trisagio", "Alleluia") costituivano infine lode e manifestazione nel suono metafisico della Perfezione divina, assimilata apofaticamente al silenzio.

La teoria aritmetica delle proporzioni numeriche, in cui si descrivono vuoi le relazioni tra note musicali vuoi i ritmi, era a sua volta concepita esemplaristicamente come copia dell’ordine noumenico insito nella "mente di Dio".

Si comprenderà di conseguenza come i giudizi dei teorici medievali sull’importanza della musica non fossero improntati da mera retorica, bensì determinati da precise ragioni. Ad esempio Isidoro di Siviglia dice: "Senza la musica nessuna disciplina può considerarsi perfetta, non vi è infatti nulla che sia senza di essa" (Etymologiae III, 16).

Contrariamente a quanto avvenne in Occidente dal Rinascimento in poi, fino al Trecento colui che conosceva la musica nei suoi principi filosofici e teorici era considerato del tutto superiore all’artista: il musicus era infatti il filosofo e non il compositore né tanto meno l’esecutore." (http://lgxserver.uniba.it/lei/filmusica/fmclmed1.htm, novembre 2006)

Ciò significa che il significato e l'importanza della disciplina che noi tanto studiamo si è modificata nei secoli prendendo diverse pieghe a seconda del viaggio del pensiero.
Si potrebbe così fare una lunghissima argomentazione su quello che è stato della musica dalla preistoria fino ad oggi, e forse per varie tappe lo faremo nello spazio a nostra disposizione ogni mercoledì. Ma quello che in questo post si voleva argomentare era poprio la riflessione su che cos'è la musica.

«In tutte le società conosciute, la musica è una delle forme primarie di espressione della cultura. Nei canti, miti e racconti del folclore orale così come nella poesia scritta, nel teatro e nella prosa, la musica e gli strumenti musicali sono comuni non solo perché sono parte della vita quotidiana, ma anche perché sono una parte importante di ciò che è considerato esperienza spirituale e sacra.
L'esperienza spirituale comprende non solo eventi di natura strettamente religiosa, come la celebrazione di rituali, ma anche le condizioni di esperienza emotivamente e fisiologicamente intensificata che possono essere indotte dal suono degli strumenti musicali o dalla voce che canta e dalla partecipazione alla danza.»
Hugh de FerrantiIn questo caso si evoca la dimensione sacra del produrre suoni, ma vi sono molte, moltissime dimensioni e senza dubbio ognuna è vera se arginata in un suo contesto. Di conseguenza non possiamo che assegnare una priorità per via empirica in base alla maggioranza dei punti di vista.
Grazie al nostro blog, è possibile dire la propria tramite i commenti o scriveteci una mail posteremo tutte le risposte.
Cos'è la musica? Restiamo in attesa.


Nel frattempo posso darvi la mia visione della situazione, definirei la musica come:

"Quella comoda forma di culla nella quale il nostro animo sempre si rannicchia. Forma che si plasma a seconda della tipologia di suono e ritmo, giacchè la musica è suono e ritmo. Significa che questa forma possiamo plasmarla, riprodurla, ammirarla, generarla a seconda appunto dello stato d'animo a crearsi.
L'animo invece fa parte della nostra dimensione spirituale, ordito segreto della nostra realtà terrena, senza di esso ci sentiremmo persi, per fortuna che in questo secolo c'è ancora la musica  che ci rimembra la sua esistenza."

Vi lascerò con quest'ultima citazione:
Dove le parole finiscono, inizia la musica. (Heinrich Heine)

1 commento:

scrivodimusica ha detto...

Bravo!
Mi sembra una bella iniziativa quella che avete preso. Avevo avuto l'idea di creare un blog in cui si parlasse di musica, e ho trovato il vostro. Complimenti! Anche per la tua descrizione.