mercoledì, maggio 16, 2007

Cinema | La Vie en Rose - Recensione


Nel nostro blog non esistono confini alle argomentazioni e temi, basta che ci sia qualcosa di scritto, fatto o pensato da noi studenti e che ciò riguardi in una qualche maniera la musica, che abbia un collegamento, anche remoto, con essa.
Posto quindi qui sotto una recensione di un film che è da poco uscito nelle sale cinematografiche "La Vie en Rose". Film-biografia, della vita di un'incredibile cantante francese che con la sua voce e le sue canzoni ha coinvolto tutto il mondo. Con questo voglio dire che se vi ascoltate le sue canzoni sucuramente ne conoscerete parecchie ed inoltre le stesse canzoni hanno coronato spesso e volentieri molti film francesi cosicchè l'idea di Francia sarà da molti, e forse inconsapevolmente, legata alla voce ed alle note della Piaf.
La recensione è a cura di una nostra fanciulla, la posto nella sua interezza.

Voglio parlarvi di un film. Lo so che non è un argomento molto conservato, però è di musica che si parla, ed è questo il nostro pane quotidiano.
Il film in questione è "La vie en rose" (per la regia di Oliver Dahan) sulla vita di Edith Piaf. Probabilmente molti di noi avranno presente qualche brano di quest'interprete, per lo meno il pezzo che da il titolo al film, titolo scelto non senza un'ombra di capovolgimento perchè la vita della Piaf è stata tutt'altro che rosea.
La sua travagliata esistenza viene illustrata in diversi episodi. Ecco l'infanzia, con l'abbandono della madre, la permanenza nel bordello gestito dalla nonna, il peregrinare a seguito del padre artista circense. La ritroviamo ragazza, già con la bottiglia facile, che canta per strada per raggranellare qualche spicciolo. In una di queste performances sgangherate eppure già intense viene notata dall'impresario Leplée che, affascinato dal dirompente talento di lei, la farà esibire nel suo locale, il cabaret Germy. Poi, l'approcio a studio e disciplina, così lontani dal suo vissuto, ma indispensabili per trasformare un diamante grezzo in gioiello inestimabile, perchè il talento fine a se stesso non basta, ha bisogno di essere plasmato, indirizzato - certo non soffocato. Così, con la voce raffinata e una consapevolezza nuova nell'interpretare, è pronta per trionfare nella sua Francia e all'estero, fino alla conquista dell'America, dove troverà l'amore.
Amore travagliato, destinato a concludersi con la tragedia. Da qui l'abuso di alcol e la dipendenza da morfina che la porteranno a uno stato di grande prostrazione fisica e poi alla morte, oltre ad alimentare la tragicità distruttiva della sua prostrazione morale. La carriera è, almeno in parte, la sua salvezza: vi si getterà anima e corpo, quel corpo malato che fino all'ultimo la sosterrà, sempre più affaticato, nella sua arte. La musica diventa il luogo dove dar voce alla sua irruente emotività dandole ancora, nonostante tutto, motivo di credere in se stessa, e caricandosi del suo vissuto.
Marion Cotillard (Un'ottima annata) convince nell'interpretare la Piaf. E' davvero capace di dar corpo - complici le ore di trucco a cui si è sottoposta - alla ragazza sgraziata, alla diva innamoratissima e tormentata, alla morente esausta, alla donna sempre fragile e sempre intensa, anche se talvolta tende a caricare la postura, la gestualità e l'espressione della grande chanteuse.
L'unico aspetto del film che va davvero biasimato è il montaggio poco metodico che porta a salti temporali spesso ingiustificati. Collante però risulta essere la musica, capace di illustrare vivamente l'evoluzione tecnica ed emozionale di questa voce inconfondibile. Essa inoltre dimostra come una vita così travagliata e incapace di essere vissuta possa trovare riscatto in una delle forme artistiche più congeniali all'uomo. Il canto, e in generale la voce, risente dei mutamenti fisici - basti pensare a come si evolve dall'infanzia all'età adulta - ma è anche un mezzo che agilmente si carica dell'esperienza e della Storia di ognuno di noi.
Lucia Viola

2 commenti:

Anonimo ha detto...

già che siamo in tema di film, dove si può vedere il film "Quattro minuti", così celebrato dalla critica e così pubblicizzato nel nostro Conserva????

La_Lince_che ha detto...

Non lo so, qua su proiettano cose dai nomi impronunciabili ma ti consiglio "Quattro bassotti per un danese", in tutte le videoteche nel reparto "Home Video d'Autore" a fianco del reparto, "Serate Buttate Via con Gran Gusto".

Brava Lucia, bell'articolo!